Panic: recensione della serie tv su Amazon Prime Video

Su Amazon Prime Video la serie tv tratta dal romanzo young adult di Lauren Oliver

La cittadina rurale di Carp, nel Texas, offre ben poche prospettive ai suoi giovani abitanti. L’unica via di uscita sembra passare per un gioco, un rito di passaggio con un’unica regola da rispettare: non farsi prendere dal panico. Sono queste le premesse di Panic, la serie tv disponibile su Amazon Prime Video di cui vi proponiamo la nostra recensione. Lo show, indirizzato a un pubblico teen, si basa sull’omonimo romanzo young adult di Lauren Oliver, che firma anche la sceneggiatura per il piccolo schermo. Giovane il target, giovani i protagonisti delle vicende, un gruppo di ragazzi freschi di diploma e pronti per intraprendere una nuova vita, pur senza troppe speranze o possibilità a disposizione. Heather, Natalie e Bishop sono amici dall’infanzia e nei 10 episodi in cui si articola la serie la maggior parte delle vicende ruota proprio intorno a loro.

I tre sono interpretati rispettivamente da Olivia Welch, Jessica Sula e Camron Jones; accanto a loro anche Ray Nicholson, Mike Faist, Enrique Murciano, Todd Williams, Lee Eddy e Rachel Bay Jones. Per quanto riguarda i prodotti young adult Netflix rimane la piattaforma di riferimento, con la maggior varietà di titoli, non sempre di alta qualità. Con Panic, Amazon Prime Video percorre una strada su cui è meno prolifica e lo fa coniugando riflessioni sociali e introspettive e crime ad alto tasso di adrenalina. La serie si sviluppa in 10 episodi della durata di tre quarti d’ora circa ciascuno, con varie storyline e diversi spunti da praticare e approfondire. Vediamo nella nostra recensione se Panic è un prodotto a cui valga o meno la pena di dare una possibilità.

Indice:

Che il gioco abbia inizio – Panic, la recensione

Heather, Natalie, Bishop e i loro amici e compagni di scuola hanno appena finito il liceo. Come tutti i ragazzi a quell’età, arrivati a un traguardo importante, hanno voglia di lasciarsi tutto alle spalle e intraprendere un nuovo percorso. Magari lontano, in un posto che possa garantire tutte le possibilità che mancano a Carp. Carp, infatti, ha ben poco da offrire e Heather e gli altri non vedono l’ora di scappare. Mentre Natalie e Bishop vengono da famiglie benestanti, Heather ha una madre instabile, una sorellina di cui prendersi cura e ben poche possibilità economiche. Tutti i liceali devono sottostare a un rito di passaggio, un gioco le cui origini sono misteriose, ma al quale i ragazzi di Carp, anno dopo anno, partecipano da sempre. Si tratta di Panic, una sorta di torneo a eliminazione che prevede il superamento di una serie di prove via via più difficili e insidiose.

Il premio in palio è un’ingente somma di denaro, vero e proprio lasciapassare per abbandonare la cittadina senza voltarsi indietro. Ciascuno dei partecipanti a Panic ha le sue ragioni e motivazioni che lo spingono. Heather sogna un riscatto sociale mentre Natalie vuole intraprendere la carriera di attrice in California; un altro concorrente, Dodge, è mosso da propositi di vendetta e l’attaccabrighe Ray vuole dimostrare di essere il più forte. Gli adulti di Carp, in primis lo sceriffo Cortez, vorrebbero fermare questo potenziale gioco al massacro. Proprio giocando a Panic, un anno prima, due ragazzi hanno perso la vita e uno di questi è Jimmy Cortez, il figlio dello sceriffo. La regola è quella di non farsi prendere dal panico, mentre i misteriosi giudici organizzatori fanno di tutto proprio per sfruttare le fobie profonde dei partecipanti. Mettendoli l’uno contro l’altro e facendo riemergere i segreti di ciascuno.

Analisi

Come accennato nell’introduzione della nostra recensione di Panic, la serie Prime ha diverse frecce al suo arco. Alcune vanno a segno mentre altre, in maniera più o meno evidente, mancano l’obiettivo. La sceneggiatura schiera in campo diversi spunti, toccando tematiche scottanti e portandole avanti fino a metà stagione in maniera coerente. Colpisce positivamente l’idea di ambientare le vicende in una cittadina rurale, con diverse sacche di povertà e dimenticata da tutti. Panic mostra chiaramente il background dei protagonisti e mette in scena in modo esaustivo le difficoltà, i disagi di ciascuno di loro. Una prospettiva certamente non inedita, ma originale se si pensa che la storia prende le mosse da una sfida, da un gioco. I ragazzi di Carp non partecipano a Panic per noia o in cerca di emozioni. Lo fanno mossi da un desiderio di riscatto e affermazione; in questo senso è emblematico il personaggio di Heather.

Si fa un po’ fatica a credere fino in fondo che qualcuno, per costruirsi una nuova vita, sia disposto a rischiarla a tal punto, ma lo spunto è comunque interessante. E il modo in cui i protagonisti sono caratterizzati, almeno nei primi episodi, dà una grossa mano a lasciarsi andare alla necessaria sospensione dell’incredulità. Non mancano i cliché, che abbondano e disturbano soprattutto nel ritratto degli adulti, quasi sempre relegati al ruolo di caricature. Col procedere degli episodi, le buone premesse cedono il passo a una narrazione via via più confusa, inutilmente intricata e troppo ripetitiva. L’indagine psicologica dei personaggi si fa più superficiale, le tappe del gioco puntano in direzione dell’eccesso e le reazioni dei protagonisti sono sempre meno credibili. Panic mescola dramma, thriller, romanticismo e introspezione, perdendo la direzione nella foga di mettere quanta più carne al fuoco possibile.

panic recensione

Panic. Adam Schroeder Entertainment

Considerazioni tecniche e conclusioni – Panic, la recensione

Guardando Panic il pensiero corre inevitabilmente verso Hunger Games da una parte e Tredici dall’altra. Pur ambientate ai giorni nostri e in un’America reale, alcune dinamiche delle sfide in Panic pescano dal bacino di Hunger Games. Da Tredici, Panic mutua invece alcune riflessioni sul disagio giovanile, con meno presunzione ma con un pizzico di ingenuità. Il problema è che il risultato è un ibrido a tratti indigesto, appesantito da un numero esagerato di episodi e tempistiche mal gestite. Ancora una volta vale la pena sottolineare come i problemi più macroscopici emergano nella seconda metà della stagione. I primi episodi funzionano, anche grazie alla discreta prova del cast che, nel suo complesso, fa un buon lavoro quando non è alle prese con linee di dialogo discutibili.

Arrivati ala conclusione della nostra recensione di Panic, sarà chiaro come l’ago della bilancia penda più sul fronte dei difetti che sul versante dei pregi. Questo soprattutto perché la serie tratta dal romanzo young adult di Lauren Oliver spreca l’occasione di far convivere in maniera efficace intrattenimento adrenalinico a riflessioni più profonde e compiute. Panic attira per i suoi spunti coinvolgenti e i ritratti ben delineati dei suoi personaggi per intraprendere dagli episodi centrali una parabola discendente. Il finale chiude alcune storyline, lascia un paio di strategiche porte aperte e ne abbandona altre senza una vera spiegazione. Con un minutaggio corposo e un numero considerevole di episodi, il consiglio è quello di approcciarsi alla visione di Panic mettendo in conto un certo dispendio di energie a fronte di un risultato ben lontano dall’essere pienamente soddisfacente.

 

 

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Panic

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Lo spunto è interessante e nei primi episodi si apprezzano un buon ritmo e una buona caratterizzazione dei personaggi, pure al netto di qualche cliché

Lati negativi

  • Gli episodi centrali sono troppo lenti e ripetitivi e la narrazione si fa via via inutilmente sovraccarica e a tratti confusa

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