Personaggi iconici – Rustin Cohle di True Detective
Analizziamo insieme per questo appuntamento della rubrica "personaggi iconici", un personaggio diventato cult già a pochi mesi dall'uscita di True Detective: Rustin Cohle!
Continuiamo la nostra rubrica sui personaggi iconici con il protagonista della prima stagione di True Detective: Rustin Cohle. La serie, una delle migliori di questo millennio, è nota soprattutto per il suo eccentrico protagonista, interpretato in modo impeccabile da Matthew McConaughey. Cohle è un detective che, insieme al suo socio Martin Hart, ottiene, nel 1995, l’incarico di risolvere un caso riguardante il brutale omicidio di una donna.
Personaggi iconici – Rustin Cohle di True Detective
Già dalle prime scene della serie, ambientate nel 2012, un Rustin trasandato, alcolizzato, mostra la sua indole schiva e a suo modo saggia. Si potrebbe definire Rustin Cohle un filosofo, perché nel corso di tutta la serie pronuncerà frasi attinenti a vari pensieri filosofici destinate ad entrare nell’arca della gloria delle citazioni. Per comprendere il pensiero personale del detective, bisogna procedere per gradi, partendo innanzitutto dalla sua vita.
BIOGRAFIA
Durante la serie, ambientata intermittentemente tra il 1995 e il 2012, parecchi aspetti della vita di Rustin emergono inaspettatamente, dato che è lui stesso a chiarirli, nonostante la sua introversione e avversione a parlare delle proprie vicende personali.
Nasce in Texas ma viene cresciuto in Alaska da suo padre, dopo il divorzio dei suoi genitori. Diventato detective, si sposa e ha una figlia che però, muore tragicamente in un incidente stradale. La disperazione per tale evento porta Rustin a divorziare dalla moglie e diventare instabile nel lavoro. Uccide un uomo dipendente dalle droghe che aveva iniettato delle sostanze nel proprio figlio. Il suo superiore gli propone, in cambio della libertà, di lavorare sotto copertura per la narcotici.
Durante questo mandato, avendo a che fare con le droghe tutti i giorni, ne diventa dipendente e uccide tre membri del cartello in una sparatoria. Cohle inoltre ha la sinestesia e dei flashback gli fanno visita parecchie volte. Dopo essere stato sparato, viene mandato in un istituto psichiatrico e gli viene concessa la pensione a vita. Egli però rifiuta e chiede un posto nella divisione omicidi; viene trasferito perciò in Louisiana, vivendo diligentemente solo per il proprio lavoro, in totale solitudine e cercando di rimanere sobrio. Qui conosce Hart e nel 1995 parte l’indagine sul famoso omicidio.
PESSIMISMO COSMICO
Uno dei motivi principali per vedere True Detective sono i discorsi di Rustin. Dei monologhi più che altro, all’apparenza incomprensibili e tracotanti. La bocca di Cohle è un pertugio tra la realtà come la conosciamo e una nuova dimensione, un platonico mondo delle idee, al quale il detective riesce ad arrivare con la sua briga alata. Il suo pensiero è di stampo ontologico, orientato allo studio dell’esistenza e delle sue cause. La realtà tangibile non interessa, dato che “siamo creature che non dovrebbero esistere”. Questo mondo non è fatto per noi e quindi non andrebbe studiato. “Siamo insignificanti”, incapaci di darci delle risposte, “illusi dall’idea di avere una coscienza”.
La coscienza, quindi, è un fardello che ci portiamo sulle spalle, dato che ci rende consapevoli, capaci di pensare, ma incapaci di capire certe cose, e ciò ci conturba. L’unica soluzione per Rustin è l’estinzione del genere umano. Una visione pessimistica che va oltre quella leopardiana. Mentre il poeta proponeva come “cura” la rassegnazione e il disinteresse alla metafisica, Cohle promuove una scelta attiva.
Comunque, Rustin stesso si definisce incapace di reagire, dato che “è stato programmato così e gli manca la predisposizione al suicidio”. Infatti, anche se il suo pensiero è profondamente nichilista, in Cohle non manca la voglia di andare avanti.
Essendo costretto a sopravvivere, Rustin cerca comunque un modo per passare il tempo. Senza più una famiglia, dedica il suo tempo solamente al proprio lavoro. La sua casa è tappezzata di indizi, prende sempre appunti, elabora sempre idee riguardo al caso; inoltre medita molto e continua a leggere trattati filosofici, segno che la sua ricerca esistenziale non è finita. Egli è convinto che, data l’effimerità della vita umana, una persona può diventare brava solo in una cosa. Lui è bravo nel fare il detective.
“Non è questo lavoro che mi ha reso così, piuttosto è la mia indole che mi ha reso adatto a questo lavoro.”
IL TEMPO
Rustin Cohle ha una concezione ciclica del tempo. Celebre è la similitudine dei kart. “La nostra vita si ripropone ciclicamente come dei kart sulla pista”. Non è chiaro se questo sia un rimando alla metempsicosi pitagorica, che considera la migrazione delle anime prese individualmente, o se intenda dire che è l’esistenza intera a ripetersi inesorabilmente.
Quest’ultima ipotesi è la più probabile, dato che la metempsicosi è un processo che si conclude con la salvezza delle anime e la redenzione non è una parola inclusa nel vocabolario di Rustin. Al contrario, la teoria dell’Eterno Ritorno, sviluppata da Nietzsche, afferma che il tempo è un infinito susseguirsi degli stessi avvenimenti, senza possibilità di fine. Un altro punto di congiunzione con il filosofo tedesco, dopo il nichilismo.
Il pensiero di Rustin approfondisce questo concetto, arrivando a conclusioni ancor più raccapriccianti. Per lui il tempo è uno strumento che la morte usa per far rinascere continuamente ciò che lei ucciderà. Inoltre, dato che la nostra coscienza è limitata, siamo incapaci di ricordare le nostre vite precedenti, e quindi non siamo in grado di reagire a questo gioco capzioso.
LA RELIGIONE
Una cosa è certa: Cohle non è un credente. In un episodio della serie, Rustin e Martin assistono ad una messa religiosa. Il nostro non si fa scrupoli a mostrare tutto il suo dissenso. Secondo lui, non ha senso fare del bene se ciò ha come fine la ricompensa divina, la salvezza eterna. Le persone religiose sono egoiste e deboli. Hanno bisogno di qualcuno che racconti loro sciocchezze senza alcun senso logico per inerpicarsi verso una falsa felicità.
Gli esseri umani, come già detto, non hanno le potenzialità per trovare certe risposte. Questo gli induce a seguire tutti coloro che offre loro delle certezze, seppur errate. Su questo principio si basa la religione.
Tutto questo perché gli umani hanno bisogno di essere felici. Per Rustin la felicità è inutile. Sbattersi troppo per procurarsi soddisfacimento non ha senso. La nostra vita, l’amore, l’odio, la paura, la felicità, non sono altro che la stessa cosa: un sogno, vissuto con l’illusione di essere vivi. Una volta morti, tutto quello che si è fatto in vita sparisce, evapora, insieme ai nostri miseri corpi.
RAZIONALITÀ E ISTINTO
Nonostante la sua marcata razionalità, Rustin è pur sempre un essere umano (forse). Egli quindi non può soffocare i bisogni della carne. La sua ossessività nel cercare di vivere in modo pragmatico, con buone abitudini, in maniera giusta, viene messa a dura prova dai richiami continui delle emozioni. Il suo difficile passato ha lasciato un segno indelebile in lui, che nessun libro di filosofia può cancellare. La disperazione, i rimpianti, la solitudine, non sono poi così insignificanti ed effimeri come Rustin cerca di insegnarci. No, queste sensazioni pesano tantissimo nella nostra esistenza, fino a diventarne l’essenza stessa.
L’esistenza di Cohle non sarebbe la stessa senza questi stati d’animo. Forse non si sarebbe mai avvicinato alla filosofia se non avesse perso la propria famiglia. Forse non sarebbe neanche un buon detective. La razionalità di Cohle qui cade. Le sue più grandi qualità potrebbero non essere veramente sue, ma frutti del caso, degli avvenimenti, delle emozioni che il detective ha così tanto screditato. Una contraddizione vivente, conferma del fatto che l’esistenza è troppo complessa per essere compresa. Il tanto razionale Rustin, così distaccato dalla realtà, si fa prendere continuamente dalle tentazioni dell’alcool e delle droghe, dal senso di giustizia e, forse, da un inedito ottimismo che trapela dalla celebre frase conclusiva della serie:
“Una volta c’era solo l’oscurità. Se me lo chiedessi, ti direi che la luce sta vincendo.”
Ciò potrebbe significare che, nonostante tutto, far finta di essere felici in un’esistenza che non si può spiegare può portare alla felicità vera.
PERSONAGGIO CULT
True detective andrebbe vista a prescindere. Rustin Chole è il valore aggiunto della serie, grazie ad una scrittura del personaggio perfetta e ad uno strabiliante Matthew McConaughey. Rustin è il professore di filosofia che tutti avremmo voluto al liceo, è l’uomo che “pensa”, che cerca di andare oltre la realtà che conosciamo ma che, come tutti noi, deve fare i conti con essa.