Film comici italiani: i titoli da vedere assolutamente
Quali sono i migliori film comici italiani degli ultimi anni? Scopriamolo insieme in questo articolo
Parliamoci chiaro: quando sentiamo parlare di film comici italiani, il nostro immaginario, purtroppo, si accosta principalmente ai cosiddetti cinepanettoni. Attori come De Sica, Boldi, Enzo Salvi e Biagio Izzo hanno dominato la “comicità” degli ultimi anni, facendo ridere il popolino. Ma accanto a quei film in salsa trash, strutturati per il puro intrattenimento, vi sono una serie di titoli seri, la cui comicità va oltre la classica gag della pernacchia, della parolaccia o della più becera volgarità.
Noi di Filmpost ci sentiamo in dovere di rivalutare il titolo comico italiano mostrandovi una serie di film noti o meno, affinché possiate rivalutare il genere. Purtroppo, guardandoci attorno ci rendiamo conto che i titoli sono molteplici: dai film di Antonio de Curtis in arte Totò, a quelli di Massimo Troisi, sino ad Alberto Sordi, la comicità in Italia può vantare numerose pellicole.
Indice
Film comici italiani: film del Trio
1) Tre uomini e una gamba
Iniziamo questa lista di film comici italiani, partendo la più classico dei classici: Tre uomini e una gamba. Il celeberrimo Trio (Aldo Baglio, Giacomo Storti e Giacomo Poretti) realizzò nel lontano 1997, una commedia dove tutto funzionava perfettamente. E non deve sorprendere se questo film venga oramai considerato come un classico della comicità; molte delle battute che sentiamo e diciamo nel quotidiano, provengono infatti proprio da qui. Tre amici sono in viaggio, a bordo di una station wagon. Scappando dall’afa estiva di Milano, la loro meta è la città salentina di Gallipoli, nella quale Giacomo sposerà la figlia del cavaliere Eros Cecconi, un volgare e irascibile imprenditore romano.
Egli è non solo il suocero de tre, ma anche loro dirigente, dal momento che lavorano presso la sua ferramenta. Partono, con a bordo la famosa gamba: un’opera artistica del noto scultore Garpez. Tuttavia, il viaggio prende una piega diversa dopo essersi imbattuti in Chiara, una ragazza che incontrano a causa di un incidente.Tre uomini e una gamba rappresenta il film d’esordio di Aldo, Giovanni e Giacomo. A seguito del successo guadagnato a teatro, decidono di approdare al cinema con questa grandiosa pellicola. È un film che sa regalare la giusta risata e, come accennato, tutto tende ad incastrarsi: le battute, i dialoghi e le scene. Il tutto tenuto perfettamente in piedi dal loro gioco di squadra.
2) Così è la vita
Grazie al successo del primo film, il Trio nel 1998 esce nelle sale con Così è la vita, uno dei film comici italiani più singolari e amari. Per anni ci si è domandati se il film fosse ispirato ad una storia vera, complice il sottotitolo che recita proprio quelle testuali parole. Eppure, di una storia vera non si tratta, ma di una probabile storia qualunque, sì. Aldo, detto Bancomat, è un detenuto pronto ad essere scortato in tribunale da Giacomo, un poliziotto con la passione per la letteratura. I due si ritrovano in macchina da soli, perché il collega del poliziotto, Catanìa, lo abbandona a causa di un problema urgente. Così, Aldo, seduto sul sedile anteriore, scopre nel portaoggetti la pistola di Giacomo e se ne impossessa, con tutto il veicolo.
Per sbaglio, sull’auto sale anche Giovanni, del tutto ignaro dell’accaduto. Si ritrova al cospetto di un criminale e di un poliziotto costretto a guidare lontano dalla città. Così è la vita cerca di stravolgere la risata, regalandoci un’opera dal risvolto malinconico e amaro. È la commedia-pesante, il perfetto ossimoro affinché lo spettatore possa captare al meglio il senso dell’opera: qual è il senso della vita? Se, allora, non ve ne è uno, o non se ne scorge il significato, resta allora quell’alone pirandelliano: così è la vita, appunto.
3) Chiedimi se sono felice
Chiedimi se sono felice rappresenta la vetta più alta dei film ideati dal Trio. Il film uscito nei cinema nel 2000, è una delle pietre miliari tra i film comici italiani. È una commedia d’eccezione, le cui battute, gag, scene, sono entrate oramai nel quotidiano. Dal fantomatico discorso sull’amore all’interno di un supermercato, alla partita di pallacanestro usando le aureole delle statue come canestri. Sino ad arrivare alle immagini più amare, rimaste impresse nelle menti di tutti. Aldo, Giovanni e Giacomosono tre amici con la passione per il teatro. Nonostante l’ultimo non mostri una vena per il mestiere di attore, decidono di mettere in scena Le Cyrano de Bergerac di Rostand. Durante una cena, Giovanni conosce Marina, una hostess.
I due si innamorano, iniziando una bella storia d’amore, finché la ragazza dirà di aver trovato un lavoro a Francoforte, portando alla rottura del rapporto. Giovanni, deluso, vuole continuare la loro storia, così parte per la città tedesca, senza sapere che Marina non è mai partita. Incontra Giacomo e i due, alle spalle dell’amico/amante, si baceranno. L’amicizia tra i tre si romperà, fino a quando non sarà Aldo a farli incontrare, permettendogli di realizzare il loro più grande sogno: mettere in piedi la commedia. Chiedimi se sono felice assume la valenza di una commedia dal forte impatto metaforico. Essa si muove sull’idea di questi tre amici che tentano di inscenare una commedia. Senza sapere che in realtà è la loro stessa vita a divenire commedia. Alla cui base vi è quel principio primordiale del genere: una vicenda che, avviata nel peggiore dei modi, termina in modo roseo.
4) La leggenda di Al, John e Jack
Chiudiamo questa sezione dei film comici italiani incentrati sul Trio, menzionando la pellicola La leggenda di Al, John e Jack. Film uscito nelle sale nel 2002 dove i tre vestono i panni di tre killer siciliani, vissuti a New York durante gli anni ’50. I più attenti sono a conoscenza di un minuzioso dettaglio: Aldo, Giovanni e Giacomo appaiono già in quelle vesti nel cameo fatto in Tre uomini e una gamba. Al, John e Jack lavoro per il terribile boss mafioso Coscia di Pollo. A causa della loro inettitudine, compiono continui sbagli: uccidono persone innocenti e distruggono negozi sbagliati. Sicché, la loro incapacità, li porta a compiere un gesto terribile: uccidere una parente del loro boss. Da quel momento la mafia li braccherà e, per sfuggire al loro destino infausto, optano per un brillante piano: fare finta di salvare la vita al boss e ottenere la grazia.
La leggenda di Al, John e Jack è una pellicola dal forte potenziale. Oltre alla comicità che si dipana tra un siciliano maccheronico e un ironico micromondo di soli mafiosi, dotati di pittoreschi soprannomi, il Trio mostra una vasta intelligenza e velata cultura. Dai richiami che ricordano scene tratte da film di Hitchcock, Sergio Leone o Martin Scorsese; alle citazioni più divertenti, come il nome vero di Johnny Gresko, nonché terzino sinistro dell’Inter, che fece perdere il famoso scudetto nel 2002. Tuttavia, il film si muove all’interno di una regia accurata, merito della fotografia.
Film comici italiani: trilogia di “Smetto quando voglio”
5) Smetto quando voglio
Dedichiamo questa sezione dei film comici italiani alla trilogia Smetto quando voglio. La prima omonima pellicola è uscita nelle sale cinematografiche nel 2013 ricevendo plausi ed elogi dalla critica nostrana. Ha ottenuto un premio ai Nastri d’Argento e dieci candidature ai David di Donatello. Gli incassi, in Italia, sono stati alquanto alti. Il film ha fatto della commedia il perfetto mezzo per affrontare un tema delicato. Smetto quando voglio è ambientato a Roma dove un ricercatore universitario si vede negato il rinnovo del contratto. Un destino comune a lui e ad altri colleghi, i quali devono reinventarsi per riuscire a sbarcare il lunario. Stanco delle continue umiliazioni, decide di richiamare alcuni dei suoi amici accademici e di mettere insieme una banda. Lo scopo sarà quello di produrre una nuova droga ed immetterla sul mercato.
Trama nota, vero? Ebbene, Smetto quando voglia è stato bollato come il Breaking Bad nostrano. Tuttavia, la suddetta etichetta si sgancia da ciò che il film vuole trasmettere: raccontare il precariato giovanile. Sullo sfondo, un Paese in crisi che non riesce a garantire un sussidio dignitoso a chi si impegna nella vita, a chi decide di spendere tutto sé stesso nella ricerca.
6) Smetto quando voglio: masterclass
Smetto quando voglio: masterclass è il secondo titolo della trilogia. La banda di ricercatori universitari prestati al crimine torna, cambiando, tuttavia, la missione. Il successo ottenuto nel primo capitolo, si ripete nel secondo: 3 candidature ai Nastri d’Argento e grandi incassi al Box Office. Alla regia sempre Sydney Sibilia. La banda con il più alto tasso di cultura di sempre, torna in azione, questa volta passando dalla parte opposta. Una poliziotta propone al capo della banda un accordo: la scarcerazione e fedina penale pulita, a patto che vincano una battaglia contro le smart drugs. Così questa banda arruola un paio di cervelli in fuga, nel tentativo di portare a termine il piano: stanare i creatori di queste nuove droghe.
In genere è raro che il secondo titolo di un film, mantenga lo stesso tenore del primo. Tuttavia, Sibilia riesce a confermarsi, mantenendo una perfetta coerenza artistica. In questo titolo, infatti, mescola la classica commedia italiana all’action comedy tipico di film come Ocean’s Eleven.
7) Smetto quando voglio: ad honorem
Smetto quando voglio: ad honorem, l’ultimo capitolo della saga, è invece uscito nei cinema nel 2017. Il film conferma i riconoscimenti avuti con i titoli precedenti: quattro candidature ai Nastri d’Argento, una candidatura al David di Donatello e il Box Office ha registrato cifre prestigiose. L’ultimo capitolo di Sibila, trova un punto di collegamento con un certo tipo di italianità. I membri della banda sono rinchiusi in carceri diversi. Pietro, il capo, avverte le autorità che un pazzo è pronto a compiere una strage mediante l’utilizzo del gas nervino, ma nessuno gli crede. Decide di farsi trasferire a Rebibbia per incontrare Murena, che ha informazioni utili per rintracciare lo stagista. Allo stesso tempo, vuole mettere in piedi ancora una volta la sua banda di ricercatori.
Mediante quest’ultimo capitolo, Sibila chiude una trilogia, la quale è parte integrante di un unicum nel panorama italiano. Smetto quando voglio: ad honorem è un forte spaccato di quella rabbia emotiva tipica di chi si sente impotente di fronte ad un sistema malato. I raccomandati hanno la strada spianata mentre chi si è impegnato ma non ha conoscenze è costretto a reinventarsi di continuo
Film comici italiani: altri film
8) Perfetti sconosciuti
L’Italia ha dato i natali a scrittori di un certo calibro. Stilare una lista, per quanto possa essere una nobile impresa, diventa “ardua” se pensiamo a tutti i personaggi che si sono susseguiti nel tempo. Eppure, a volerne citare uno che risulti coerente con quanto stiamo scrivendo, possiamo liberamente nominare Luigi Pirandello. Perché Paolo Genovese a distanza di anni ha saputo cogliere ciò che lo scrittore premio Nobel ipotizzò agli inizi del novecento con il saggio divenuto noto con il titolo L’Umorismo. Un gruppo di amici si riunisce per una normalissima cena. Ognuno porta qualcosa, quindi si incontrano sotto una luna piena che ben presto eclisserà. Durante il banchetto, il gruppo inizia a scherzare e ad aggiornarsi sulla propria vita.
Finché decidono di compiere un gioco: posare i cellulari sul tavolo e leggere ad alta voce ogni messaggio o mail ricevuta, nonché azionare il viva voce qualora avessero ricevuto una chiamata. Quello che sembra un banale divertimento per tenersi compagnia, diventa il perfetto alibi per far conoscere i nefasti segreti che ognuno nasconde. Perfetti Sconosciuti può sembrare, ad un primo impatto, una normale commedia, la cui denuncia sull’uso che si fa al giorno d’oggi dei cellulari è il punto focale. In realtà, vi è dell’altro (qui una spiegazione del finale). Tramite il riso, ognuno dei personaggi vacilla, inizia a crollare dietro tutte quelle convenzioni che la società impone. Si ergono a mariti/moglie/fidanzate/fidanzati modelli, nascondendo però storie di tradimento, di gelosie e di non amore. Una commedia amara, o meglio: umoristica.
9) Quo vado?
Tra i film comici italiani che merita di essere menzionato è proprio Quo vado? Diretto da Gennaro Nunziante, il celebre comico Checco Zalone, già campione di incassi con titoli come Cado dalle nubi, Che bella giornata e Sole a catinelle, racconta una commedia dal sapore agrodolce, con quel pizzico di ironia e comicità che solo lui sa donarci. Il film ha ottenuto riconoscimenti come un premio ai Nastri d’Argento e quattro candidature al David di Donatello. Il protagonista è Checco e la sua aspirazione più grande è quella di avere il posto fisso. Anzi, lui è stato cresciuto ed educato con la concezione che il posto fisso sia proprio un mestiere specifico. A 40 anni, vive una vita per lui ideale: scapolo, vive con i genitori, servito dalla madre e dalla fidanzata che non vuole per niente sposare.
Lavora a tempo indeterminato presso l’Ufficio provinciale Caccia e Pesca, il cui scopo è quello di intingere timbri comodamente seduto. Quello che può sembrare un film “demenziale”, nasconde nella comicità una profonda riflessione: la gara che si fa per ottenere il fantomatico posto fisso, in modo da essere “sistemato” per tutta la vita, senza sconvolgere la propria posizione. Quo vado? offre allo spettatore una satira gustosa e accattivante, dove la comicità di Zalone cerca di fare breccia in una realtà sempre più amara.
10) Italiano medio
Siamo tutti cresciuti con i celebri trailer di Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda. E vogliamo chiudere questa lista di film comici italiani (anche se ce ne sarebbero tanti altri da citare) menzionando il suo esordio cinematografico, con il film Italiano medio. Dopo il successo ottenuto con la serie Mario, Maccio approda nelle sale cinematografiche con un film di tutto rispetto. Giulio Verme è un uomo molto impegnato nel sociale. Conduce battaglie civiche, ambientali, alcune delle quali molto inconcludenti. La sua vita tende ad appiattirsi: sempre monotona, piatta, logora anche da un punto di vista sentimentale. Stanco dei continui fallimenti e lamentele di terzi, decide di cadere in tentazione: assume una pasticca donatagli dall’amico Alfonzo.
Così facendo, quel famoso 20% del nostro cervello, regredisce al 2%, divenendo, appunto, il classico italiano medio. Italiano medio sfrutta le contraddizioni del nostro Paese per raccontare la triste realtà a cui assistiamo. Dinanzi al dilagare dei problemi, il cittadino, chiamato a svolgere il suo dovere, diventa strafottente, menefreghista ed egoista. Pensa solo al proprio tornaconto, tramite la celebre frase “e a me che cazzo me ne frega a me”. Maccio Capatonda, tramite un film leggero, narra uno specchio molto triste.