10 film da guardare che hanno segnato la storia del cinema! (Parte II)
3 – Roma Città Aperta Di Roberto Rossellini
In Europa e più precisamente in Italia nel secondo dopoguerra si sviluppa uno dei movimenti artistici più importanti della storia del cinema. Il Neorealismo. Un cinema che esce dai teatri di posa per riprendere le strade e le vite dei loro abitanti dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1945 viene girato da Roberto Rossellini uno dei film più rappresentativi del neorealismo, Roma città aperta, il nostro terzo film da guardare.
La storia di Roma città aperta non ha un vero e proprio protagonista, ma al centro della pellicola c’è la vita degli oppositori all’invasione nazifascista; i cittadini comuni che lottano contro l’oppressione tedesca e che lottano per la sopravvivenza in un Italia stremata dalle battaglie. Il fulcro tuttavia è identificabile attorno a Don Pietro (Aldo Fabrizi) a cui la gente si appella; egli è sia guida spirituale, che guida per i partigiani che vogliono combattere l’oppressione nazifascista.
Il neorealismo se pur è un cinema del “vero“, non è per niente un movimento “non formale”, Rossellini studia ogni singola inquadratura. Roma città aperta è un film da vedere per lo studio che il neorealismo fa dell’immagine e delle sequenze di cinema puro presenti nell’opera. Esempio è la macchina da presa che si abbassa a livello dei bambini per mostrarceli giocare a calcio, scena che segna anche l’ingresso in scena di Fabrizi.
Inoltre Roma città aperta è un film da guardare perché saprà suscitare emozioni che a distanza di settant’anni sono ancora vivissime; entrate nell’immaginario collettivo del nostro paese. Forse è proprio nelle vicende e nei caratteri di Don Pietro e Pina (Anna Magnani) che l’Italia è riuscita a costruire l’immagine della propria identità partigiana. identità fondativa dei nostri valori Costituzionali.
4 – Fronte del Porto di Elia Kazan
Prendete il peggior periodo mai vissuto da Hollywood, gli anni ’50 e la caccia alle streghe del senatore McCarthy; aggiungete un regista con un enorme talento a cui stanno stretti i limiti imposti dalla censura, ma nonostante ciò politicamente ambiguo; mischiate il tutto con un giovane attore baluardo del Metodo Stanivslaskij e politicamente attivo a difesa degli oppressi, simbolo di una gioventù ribelle ma impegnata. Il risultato? Fronte del Porto di Elia Kazan con Marlon Brando del 1954.
Terry Malloy (interpretato da Brando) è un giovane ex pugile, che lavora al porto di New York grazie al fatto che il fratello (Rod Steiger) è il braccio destro del boss che comanda la sezione sindacale portuale della zona. Un giorno viene coinvolto nell’omicidio di un uomo, che stanco dei soprusi subiti dai lavoratori portuali per colpa dei malavitosi, è intenzionato a denunciare i fatti che accadono tra le banchine. Terry se pur non direttamente coinvolto nell’assassinio è dilaniato dai sensi di colpa ed inoltre si innamora della sorella dell’uomo ucciso. Alla fine Terry dovrà prendere coraggio e rompere il muro di omertà che circonda il porto. A suo rischio e pericolo.
Questo è un film da guardare per la carica emotiva che Marlon Brando mette nel suo personaggio e che caratterizza alcune delle sequenze principali dell’opera. Inoltre Kazan sperimenta, ancora prima della nuova Hollywood, la violenza della malavita, la violenza trainata dalla povertà. Con la carrellata finale che segue Brando tumefatto che entra nei magazzini di scarico entriamo anche nella storia del cinema. Fronte del Porto è un film da vedere e rivedere per la perfetta commistione tra forma e contenuto. Si rompono le pareti dei teatri, degli studios e dei cinema per arrivare dritti al cuore e al cervello dello spettatore che rimarrà folgorato.
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