I 10 migliori film con Tom Cruise
Ripercorriamo insieme la carriera di uno degli attori più influenti di Hollywood
Ripercorriamo insieme più di trent’anni di carriera di uno degli attori più influenti di Hollywood stilando un elenco di quelli che riteniamo essere i dieci film più belli interpretati da Tom Cruise. Tra blockbuster spettacolari e prove d’attore ricche di sfumature abbiamo deciso di evitare di stilare una classifica insesno stretto, per questo abbiamo ritenuto più opportuno strutturare questo elenco in ordine cronologico.
Indice
- Top Gun
- Rain Man
- Nato il 4 luglio
- Codice d’onore
- Jerry Maguire
- Eyes Wide Shut
- Magnolia
- Minority Report
- Collateral
- Mission: Impossible III
Top Gun (1986)
Ok, il primo vero successo di Tom Cruise fu “Risky Business” (1983) ma quello era un film basato esclusivamente sul fascino acerbo del giovanotto originario di Syracuse. Preferiamo partire dalla pellicola che lo consacrò Sex Symbol assoluto tra le giovanissime dell’epoca (e non solo). Il Tenente Maverick, Ray-Ban e sorriso gaglioffo, finì sulle pareti di ogni adolescente degli anni ’80, tra chi lo adorava e chi voleva essere come lui. Il suo percorso di formazione per diventare pilota dell’Aeronautica USA, appassionò milioni di spettatori. A poco conta il fatto che il film, tolte alcune spettacolari sequenze di volo, non possa essere definito un capolavoro. Il suo enorme successo fu un trampolino definitivo per l’allora ventenne Cruise e per molti dei colleghi di cast (Val Kilmer su tutti).
Da ricordare come il film abbia portato al successo anche il regista Tony Scott, fino a quel momento all’ombra del fratellone Ridley. La sua fiducia nel progetto fu tale che arrivò a pagare 25.000 dollari per far “ruotare” una portaerei al fine di ottenere la luce perfetta per una specifica scena.
Rain Man (1988)
Fin dagli inizi della sua carriera, Tom Cruise cercò di alternare scelte commerciali a interpretazioni più raffinate. Un’ottima opportunità gliela fornì “Rain Man” di Barry Levinson. Originariamente affidato a Steven Spielberg, il film avrebbe dovuto vedere Bill Murray nel ruolo di Raymond ma si decise di optare per la giovane star in ascesa. Un espediente che poteva servire per rendere più “appetibile” un film dedicato a un uomo affetto dalla Sindrome di Savant e del suo rapporto con il fratello minore.
Impossibile non inserire “Rain Man” fra i film più belli di Cruise anche se, purtroppo per lui, l’interpretazione smisurata di Dustin Hoffman lo penalizzò. Per quanto Tom si fosse speso per approcciarsi a un ruolo diverso da quelli che lo avevano reso celebre, l’ombra del co-protagonista lo offuscò. Il film, infatti, vinse 4 Oscar in categorie di peso (tra cui Miglior Attore a Hoffman) e ignorarono completamente la giovane star.
Nato il 4 Luglio (1989)
Per conquistare la prima nomination agli Oscar Tom Cruise si affidò al genio sregolato di Oliver Stone. “Nato il 4 Luglio” racconta la storia vera del soldato Ron Kovic, narrata da lui stesso in un’autobiografia. Partito volontario per il Vietnam, carico di ideali patriottici, tornò a casa privo dell’uso delle gambe e consapevole dell’assurdità della guerra. La sua trasformazione in attivista per la Pace lo rese un’icona dei Movimenti negli anni ’70 e un personaggio affascinante per Stone, a sua volta reduce di guerra.
Cruise si spese a fondo per il ruolo, passando le giornate in sedia a rotelle anche durante le pause delle riprese. Doveva ripagare la fiducia riposta in lui da Stone e, soprattutto, dal vero Kovic che, al termine delle riprese, gli donò la sua Stella di Bronzo. Il film conserva i pregi e difetti tipici del regista ma rappresenta ancora oggi uno sguardo lucido sul reinserimento dei reduci nella vita civile. L’intensa interpretazione di Cruise è, però, ricca di quei manierismi tipici dell’attore quando cerca di “strafare” pur di ottenere riconoscimenti. La sua dedizione risulta ammirevole ma non sempre gli esiti sono all’altezza dello sforzo (vedi “L’Ultimo Samurai”).
Codice d’Onore (1992)
Tom Cruise, Demi Moore, Jack Nicholson, Rob Reiner alla regia e Aaron Sorkin alla sceneggiatura…dobbiamo davvero aggiungere altro? Primo copione per il cinema di Sorkin, il film affronta di peso un caso di omicidio fra cadetti della Marina USA per indagare sulle mille sfumature del potere. Cruise, neo-laureato in legge, affronta un’indagine per la quale tutti lo ritengono inadeguato e ottiene un successo clamoroso. Raro caso di film in cui la somma di tutti i sopracitati nomi è anche una somma di talenti ben spesi. Reiner spese 5 milioni di dollari per avere Nicholson nonostante la sua presenza esigua nel film; Jack lo ripagò tratteggiando un memorabile colonnello dai mille segreti.
Grande successo di pubblico e critica, “Codice d’Onore” rientra tra i film più belli di Tom Cruise anche se la sua riuscita è in realtà dovuta all’alchimia generale di tutto il cast. Molti produttori perorarono la richiesta di creare una love story tra il suo personaggio e quello di Demi Moore. Avrebbe fatto faville in termini promozionali ma fu ritenuto inutile ai fini della trama e la proposta fu rifiutata. Un raro caso di buon senso hollywoodiano!
Jerry Maguire (1996)
Sì, lo sappiamo, “Jerry Maguire” è una favoletta dallo stucchevole lieto fine. Eppure funziona, dalla prima all’ultima scena. Rendere credibile una storia edificante è una dote che pochi cineasti recenti hanno e tra questi figura Cameron Crowe. Procuratore sportivo senza scrupoli che cade in una crisi nera e decide di ripartire da zero senza più inseguire solo il successo, Jerry è il ruolo perfetto per Cruise. Credibile sia nei panni dello yuppie sregolato che in quello del “bravo ragazzo”, l’attore stavolta è la vera pietra angolare dell’intero film. Senza la sua spericolata irruenza questa storia non avrebbe funzionato e per questo motivo viene considerato tra i suoi lavori meglio riusciti.
Grazie a “Jerry Maguire” Tom si portò a casa un Golden Globe ma fallì la conquista dell’Oscar. Lo vinse il coprotagonista Cuba Gooding Jr, una scelta che ancora oggi è inspiegabile quasi quanto il mistero del Mostro di Loch Ness! Da segnalare come il film fu il primo ruolo di rilievo per la giovanissima Renée Zellweger.
Eyes Wide Shut (1999)
Non può esistere un elenco dal titolo “I Film più belli” senza che tra di essi non ve ne sia uno di Stanley Kubrick, è quasi un comandamento. Il suo ultimo lavoro, parzialmente ispirato al romanzo “Doppio Sogno”, è una discesa agli inferi della trasgressione che vede protagonista una coppia newyorkese benestante. Kubrick scelse una vera coppia, Tom Cruise & Nicole Kidman, per poi trascinarli oltre ogni limite per lunghi mesi (e riuscendo nell’impresa di farli separare, peraltro). Se la Kidman, proprio con questo film, iniziò a dimostrare di non essere solo una donna dalla bellezza incredibile ma anche una ottima attrice, Cruise ebbe di certo il ruolo più ingrato.
Il suo personaggio, un medico vittima del timore per un tradimento mai concretizzato ma solo sognato dalla moglie, non brilla per incisività. Kubrick fa camminare il buon Tom attraverso vicoli di New York (ricostruiti in studio) con aria perennemente imbronciata e rabbiosa. L’attore cerca, così, di lavorare “in sottrazione”, rinunciando alla sua recitazione più fisica e concentrandosi su pochi, piccoli gesti.
Magnolia (1999)
“Rispettate il cazzo!” Ecco con quale battuta entra in scena Tom Cruise in “Magnolia”, in assoluto uno dei film più belli della sua carriera. Il regista trentenne Paul Thomas Anderson gli costruisce addosso un personaggio di predicatore televisivo becero e maschilista, autore del corso “Seduci e Distruggi”. Arrogante, vanesio, sicuro di sè e della convinta supremazia dell’uomo sulla donna, il suo Frank Mackey è un personaggio che si infila nel cervello dello spettatore fin dal primo minuto. Nel film, ambientato in una lunga notte nella San Fernando Valley, questo Vero Uomo rilascia un’intervista capace di risvegliare antichi malumori e affronta la malattia mortale dell’odiato padre.
Nelle mani sicure di Anderson Cruise osa più di quanto avesse mai fatto fino ad allora e, forse, come non avrebbe mai più tentato. Declina il suo essere “piacione” in un’accezione talmente negativa da risultare quasi insopportabile. Il percorso del suo personaggio lo vede abbattere strato dopo strato l’armatura che si era costruito addosso nel corso di decenni, lasciandolo nudo e svuotato. Meritata terza nomination agli Oscar e immeritata mancata vittoria, “Magnolia” fu ritenuto da molti anche l’unico film in cui Tom rappresenti una versione distorta (ma non troppo) del suo ruolo di portavoce/profeta nel culto di “Scientology“.
Minority Report (2002)
Prima collaborazione in un film tra Tom Cruise e Steven Spielberg (la seconda, “La guerra dei Mondi”, non sarà altrettanto efficace). “Minority Report” parte da un racconto del saccheggiatissimo Phiip K. Dick per cavarne un action fantascientifico di ottima resa. Spielberg sfrutta la fisicità del suo attore e rappresenta il suo agente Anderson, vittima dello stesso meccanismo di previsione del futuro per arrestare persone che ancora non hanno commesso crimini, come un uomo in fuga perenne. Colpevole di avere troppo creduto in un Sistema che ignora ogni falla di carattere morale, Anderson si ritroverà vittima del suo stesso Credo.
Tra i Film più belli non solo di Cruise ma anche dell’ultimo Spielberg, “Minority Report” forse scontenta i fan dello scrittore Dick, dato che sembra prediligere l’azione forsennata ai contenuti sull’identità, il tema meglio sviscerato dall’autore. Eppure non si può negare il ritmo indiavolato e l’efficace rappresentazione di un futuro molto realistico nel suo preferire la Sicurezza alla Morale.
Collateral (2004)
Forse uno dei capolavori degli anni 2000, di certo tra le opere migliori del grande regista Michael Mann. “Collateral” usa un canovaccio convenzionale (tassista di Los Angeles diventa autista di un killer in missione per poi ribellarsi) per raccontarci una storia meravigliosa di Identità reali e fittizie. C’è chi, come il tassista interpretato nel film da Jamie Foxx, mente a tutti e a sé stesso per dare ad altri la colpa di una vita vuota e c’è chi, come il killer di Tom Cruise, mente a tutti perché è la sua Ragione di Vita. Per questo motivo i due si scopriranno molto più affini di quanto sospettassero e vedranno cambiare le loro vita nell’arco di una notte. Mann non vuole il Cruise che tutti conosciamo e l’attore si presta volentieri alla trasformazione. Capelli grigi, occhi di ghiaccio, movenze rapide e letali: il suo killer è curato in ogni dettaglio fisico e caratteriale.
Di fronte alle cineprese digitali adottate per il film, questo personaggio sa inquietare con un semplice sorriso e si riempie la bocca di frasi altisonanti che, spesso, si rivelano pura scena. La sua sicurezza vacilla nell’esatto istante in cui si rende conto che la sua provocazione costante verso l’innocuo tassista otterrà l’effetto di renderlo il suo unico vero nemico. “Collateral” è la dimostrazione di come Tom Cruise sappia spogliarsi della sua aura da superstar per indossare panni volutamente più grigi e dimessi, se necessario. Inoltre, il grande merito di Mann è stato quello di costringere l’attore a evitare gesti e tic tipici della sua recitazione, spingendolo verso territori inesplorati. Il risultato ha sorpreso tutti.
Mission: Impossible III (2006)
Teoricamente, in questo paragrafo, dovremmo inserire tutti i film del franchise voluto da Tom Cruise nel doppio ruolo di attore e produttore. Fin dal primo capitolo diretto da Brian De Palma nel 1996 all’ultimo firmato Christopher McQuarrie è la sua star ad esserne il primo estimatore e spettatore. Progetto del cuore da parte di Cruise e tentativo di ovviare al sogno irrealizzabile di interpretare James Bond, “Mission Impossible” si è sempre avvalsa di registi diversi tra loro per stile e storia.
Abbiamo optato per il terzo capitolo della saga perché lo riteniamo il più completo su svariati fattori. Si tratta del primo film da regista di J.J. Abrams (scelto da Cruise dopo avere divorato la prima stagione di “Alias” in DVD) e il primo a mettere l’accento sulla componente umana. Il super-agente Ethan Hunt qui non è solo l’eroe senza macchia ma è, soprattutto, un uomo. Ha una compagna di cui è innamorato e questo è l’elemento che lo rende per la prima volta fallibile agli occhi del nemico (un istrionico Philip Seymour-Hoffman). Per la prima volta il protagonista affronta una missione che lo intacca sul piano personale e questo è sempre un fattore che veicola un’immedesimazione di indiscussa efficacia.