5 Film da vedere assolutamente in lingua originale
Esploriamo insieme 5 film che noi di Film Post vi consigliamo di vedere in lingua originale!
È una cosa nota: chiunque abbia una conoscenza sufficiente della lingua, oppure sia in grado di leggere abbastanza velocemente un sottotitolo senza perdersi l’azione sullo schermo, dovrebbe sempre guardare un film in lingua originale. Sempre. Ovviamente questo non è ogni volta possibile, per motivi culturali (“i nostri doppiatori sono i migliori del mondo”) o per semplice gusto personale, ma bisognerebbe fare un’eccezione per alcuni film che andrebbero visti unicamente nella loro lingua originale, e qui di seguito se riporto una breve lista.
5 film da vedere assolutamente in lingua originale
Inglorious Basterds (Bastardi senza gloria), di Quentin Tarantino (2009)
Non dobbiamo neanche iniziare a vederlo per scoprire il primo errore di traduzione: il titolo. Lo so, è una traduzione letterale che però è un errore piuttosto grave che trova le sue radici nella folle cultura cinematografica del regista. Il titolo del film si ispira al titolo di un film italiano, a sua volta tradotto, del 1978 di Enzo Castellari. L’opera bellica di Castellari si chiamava in Italia “Quel maledetto treno blindato“ e narrava le vicende di un gruppo di soldati dissidenti americani, nella francia del ’44; ma è conosciuto in tutto il resto del mondo come “Inglorious Bastards” (con la a, in questo caso). Il tributo di Tarantino viene perciò meno, a causa di una traduzione evitabile.
La scena iniziale (“una delle più belle che abbia mai scritto” dirà poi Tarantino) vede il premio Oscar, Christoph Waltz, parlare in tre lingue diverse in un lasso di tempo assai breve: Francese, Tedesco ed Inglese. La lingua originale ci permette di evitare il ping pong tra il doppiatore e Waltz, ed è un’esperienza che merita di essere vissuta da qualunque amante del cinema. In ogni caso i sottotitoli ci sono, tanto vale tenerli per tutto il film, no?
<<Gorlooomi>>
L’altro motivo per cui questa pellicola andrebbe sentita dalle vere voci degli attori, è chiaramente la scena in cui Brad Pitt e altri due bastardi si trovano a fingere di essere un attore italiano ed i suoi assistenti, nella nostra versione completamente storpiata. In questo caso non c’è bisogno di troppe spiegazioni: nella versione italiana, questa scena non ha veramente nessun senso. Una curiosità: arrivato sul set, ostentando movenze e accento del nostro Bel Paese, Brad Pitt esordisce con il suo “Bawnjorno“ (poi diventato momento cult del cinema di Tarantino). Una volta sentito Pitt pronunciare questa parola, pare che Tarantino abbia stoppato le riprese visibilmente nervoso. Questo perché Brad Pitt aveva disegnato quella specifica parte meglio di quanto lo stesso regista fosse riuscito ad immaginarla, un affronto per l’eccentrico regista.
In questa scena, anche Waltz fa un breve (ma memorabile) monologo in italiano, nel caso in cui vi servissero altre ragioni per correre a recuperare questo capolavoro e godervelo così com’è stato concepito. Dunque, questo è un film da vedere obbligatoriamente almeno una volta in lingua originale.
Tropic Thunder, di Ben Stiller (2008)
Quinto di film di Ben Stiller, che ci ha ampiamente dimostrato di essere tanto più bravo dietro la camera, piuttosto che davanti. I suoi film, senza mai raggiungere livelli particolarmente alti, hanno sempre lasciato una piccola traccia di unicità dietro di loro, arrivando a creare una sorprendente chicca con la commedia “i sogni segreti di Walter Mitty“. In Tropic Thunder, però, avviene un’anomalia inaspettata: Robert Downey Jr. che interpreta l’attore australiano Kirk Lazarus (che si sottopone ad un’alterazione della pigmentazione per diventare nero, pur di interpretare il personaggio) ottiene la candidatura al Premio Oscar come miglior attore non protagonista.
Le premesse, dal punto di vista della produzione, non erano certo quelle di ottenere una nomination all’Oscar, eppure questo è successo, grazie ad uno straordinario Robert Downey Jr. La sua indimenticabile interpretazione, però, si perde completamente nella traduzione italiana. Perché? Perché lui interpreta un australiano, che diventa afroamericano, per una produzione americana, che decide di non uscire mai dal personaggio, nemmeno a camere spente. Il suo accento è un complesso e studiato mix che non poteva in alcun modo essere riportato nella nostra versione. Guardatelo (o ri-guardatelo) e vi farà ancora più ridere della prima volta.
The Blues Brothers, di John Landis (1980)
No, la traduzione di questo film è tutto fuorché pessima. Uno dei film più iconici di sempre, colmo di battute memorabili, mantiene la sua coerenza anche nella nostra versione, lasciando però qualcosa che rovina l’esperienza. Nella traduzione italiana, la “harp“ suonata da Curtis nell’orfanotrofio diventa un’arpa, invece di un’armonica; la battuta “è partito un pistone?” “poi torna?” “no!” era in realtà “è grave?” “sì!”; nella scena della cabina telefonica, dalla quale dopo l’esplosione fuoriescono centinaia di monetine, in italiano Elwood dice: “ci saranno un centinaio di dollari in monetine”; mentre nella versione originale, con più assennato raziocinio, afferma “ci sono almeno sette dollari”.
Le scelte (o errori) sono numerose, ma ce n’è una che viene pronunciata per la prima volta durante la messa di James Brown e viene ripetuta per l’intero film che è veramente imperdonabile. Qui Jake (John Belushi) riceve l’illuminazione, decide finalmente di rimettere insieme la banda. Sì, la banda. Per qualche ragione decisero di tradurre “the band” (il gruppo musicale) in questo modo tremendo, costringendoci a subire innumerevoli volte la frase “vogliamo rimettere insieme la banda” durante tutta la durata della pellicola.
E’ una parola sola, certo, ma pesantissima.
Lei (Her), di Spike Jonze (2013)
Uno straordinario Joaquin Phoenix si innamora della voce di un sistema operativo interpretata da Scarlett Johansson in una delle storie d’amore più belle degli ultimi anni. Un film fatto di silenzi, sospiri, respiri, immagini. Un film in cui le parole sono poche ed essenziali, devono vibrare e devono farlo nel modo giusto. Almeno nella lingua originale, poichè tutto questo, purtroppo, si perde irrimediabilmente nella versione italiana.
Micaela Ramazzotti non riesce neanche lontanamente e replicare la sensualità e l’emozione della voce di Scarlett Johansson. La distribuzione in Italia fu così consapevole di questa debolezza che quasi un terzo delle proiezioni vennero fatte in inglese. Un capolavoro come questo deve portare lo spettatore ad innamorarsi, proprio come il protagonista. E il protagonista non si innamora della figura di Scarlett Johansson, ma della sua voce, che andava preservata e onorata mantenendola a prescindere, in qualunque versione: questo film semplicemente non andava tradotto, con buona pace di chiunque non sarebbe stato abbastanza volenteroso da guardarlo.
Truman Capote, a sangue freddo (Capote), di Bennett Miller (2005)
Il film che ha dato il Premio Oscar al compianto Philip Seymour Hoffman, motivabile unicamente se visto in lingua originale. Se avete visto il film e siete riusciti a contenere la tentazione di andare sulle impostazioni a cambiare la lingua, complimenti vivissimi. La difficoltà nel vestire i panni di un personaggio così complesso come Truman Capote poteva solamente essere gestita da un fenomeno come P.S. Hoffman. Proprio per questo la versione originale è un gioiello da tenere stretto; da cui attingere ogni qualvolta si avesse voglia di vedere cosa significhi recitare.
La voce delicata, stridula e femminile di uno degli scrittori e sceneggiatori più famosi d’America viene tributata ed onorata in maniera ineccepibile. Purtroppo però lo stesso non si può dire della traduzione italiana, che arriva quasi a sembrare una versione parodistica e caricaturale dell’originale. Fatevi un favore e guardate uno degli attori più bravi della nostra epoca nella sua originale interpretazione.