Film Splatter: i migliori titoli da vedere assolutamente
Se amate gli schizzi di sangue e gli horror estremi, eccovi 10 titoli splatter da recuperare
Esiste una sotto-categoria del cinema horror che scatena entusiasmo e disgusto in egual misura. Lo splatter, noto anche come gore, è un genere che punta tutto sull’estremo realismo degli effetti speciali. Poca CGI, poca atmosfera e tanto, tantissimo sangue. Gli amanti del genere sanno che, in un film splatter, può accadere di tutto e i protagonisti non riusciranno ad arrivare alla fine tutti interi. Per alcuni, si tratta di un sottogenere all’insegna del basso costo e della macelleria dozzinale. Non è un caso che, negli anni 2000, abbia generato la variante del Torture-Porn, di breve successo e scarsa considerazione.
In realtà, lo splatter ha avuto dalla sua parte alcuni registi e alcuni film estremamente noti. Nel corso dei decenni è stato utilizzato anche come furibonda metafora, specialmente negli edonistici anni 80. Per questo motivo, noi di Film Post abbiamo deciso di proporvi una Top dedicata a questa variante dell’horror. Abbiamo fatto delle scelte e, probabilmente, alcune omissioni potranno infastidirvi. Se questo pezzo dovesse piacervi, però, nulla ci vieterà di realizzare un Capitolo 2 con altri dieci titoli! Buona Lettura!
Indice:
- Film splatter dal 1970 al 1980
- Splatter dal 1980 al 1990
- Film splatter dal 1990 al 2000
- Film splatter dal 2000 ad oggi
- Saga di Hostel
Film splatter
The Wizard of Gore (1970)
Quando parliamo di splatter non possiamo non iniziare citando Herschell Gordon Lewis. Viene considerato il primo regista ad avere esplorato il sottogenere con entusiasmo e passione. Ancora oggi, vedere i suoi film significa affrontare qualcosa di estremamente disgustoso e non adatto agli stomaci di tutti. Autore estremo, arrivato in netto anticipo su registi che avrebbero affrontato il genere con maggiore efficacia, Lewis si distingue per il coraggio. A partire dal capostipite Blood Feast (1963) ha tracciato un percorso fatto di budget bassissimi e spregiudicatezza altissima.
The Wizard of Gore (1970) viene, da molti, considerato il suo film più celebre. La storia narrata è quella di Montag, illusionista tanto celebre quanto letale. Mentre si cerca di portarlo in tv per sfruttarne la fama, un uomo inizia a indagare su un dettaglio trascurato da tutti: le morti delle donne che si sono prestate ai suoi numeri. In pratica, Lewis punta a concretizzare le nostre paure infantili quando assistevamo al numero della ragazza segata in due e pensavamo fosse reale! Purtroppo il film non è mai arrivato in Italia ma esistono DVD inglesi che possono colmare questa lacuna. Nel 2007 ne è stato tratto un remake (bruttino) interpretato da Crispin “George McFly” Glover.
Le Colline hanno gli occhi (1977)
Negli anni ’70 sono emersi alcuni tra i migliori registi horror della Storia. Almeno due di questi si sono distinti per storie dal concept simile: poveri cittadini ignari che si perdono nel deserto e finiscono preda di una famiglia di psicopatici cannibali. Stiamo parlando di Tobe Hooper con Non Aprite quella Porta (1974) e, appunto, Wes Craven con Le Colline hanno gli Occhi (1977). Film violentissimo e senza scrupoli, ha rappresentato per il regista il primo grande successo dopo l’esordio con L’Ultima Casa a Sinistra. Solo in seguito arriverà il trionfo con il Freddy Krueger di Nightmare (di cui abbiamo parlato nella Top dei film slasher).
Wes Craven ha un debole per la creazione di villain dall’aspetto caratteristico, capace di imprimersi a fuoco nella mente degli spettatori. Per lui, la cosa più spaventosa è trovarsi improvvisamente in balia di qualcuno che voglia ucciderti in maniera atroce senza motivo apparente. La famiglia Carter che qui viene presa d’assalto dai cannibali nel deserto del Nevada rappresenta la quintessenza del nucleo familiare tradizionale. Quello che accade a loro potrebbe accadere a tutti noi e questo terrorizza. Il film ha avuto un remake nel 2006 e molti sequel apocrifi che hanno spremuto all’osso l’idea di partenza.
Film splatter
Cannibal Holocaust (1980)
Anche chi non ama il genere ha sentito parlare di Cannibal Holocaust. Per molti anni il film di Ruggero Deodato ha rappresentato la summa di numerose categorie, tutte potenziali fonte di scandali. Nell’arco di novanta minuti, infatti, racchiude horror, dramma, mockumentary (i finti documentari), snuff movies (film in cui gli attori muoiono davvero) e, appunto, splatter. Quattro reporter (tra cui un giovane Luca Barbareschi) scompaiono nel nulla durante la realizzazione di un documentario in Amazzonia. Un professore decide di intraprendere una spedizione per recuperarli e scopre che la causa della sparizione è una feroce tribù di cannibali.
Molti sono gli aneddoti legati a questa lavorazione perché pare che le numerose scene di violenza, anche ai danni degli animali, fossero avvenute realmente. Un maialino fu veramente ucciso durante le riprese, scatenando la furia degli animalisti, ma pare che anche alcune scimmiette morirono di crepacuore. Deodato preme sull’acceleratore della violenza più efferata e non disdegna un pizzico di satira sociale (chi sono “davvero” i selvaggi? Gli indigeni o gli uomini moderni?) Le conseguenze di queste scelte costarono a Deodato una causa legale ma alimentarono la sua fama di regista estremo e fuori dagli schemi. In epoca recente, Eli Roth ha esplicitamente omaggiato questo film con il suo The Green Inferno (2013).
La Casa (1981)
Cinque amici decidono di trascorrere un weekend in uno chalet di montagna. Scoprono che, tra quelle mura, uno studioso aveva cercato di tradurre un antico libro sumero e ne scatenano i poteri oscuri. A uno a uno i ragazzi si tramutano in mostruosi demoni e l’unico superstite, il mite Ash (Bruce Campbell), dovrà tirare fuori gli artigli se vorrà uscire vivo da quell’incubo.
Girato nel 1979 con un budget irrisorio, La Casa è diventato in breve tempo un cult assoluto del genere. Frutto della caparbietà di tre ventenni, capitanati dal regista esordiente Sam Raimi, questo film è stato di ispirazione per molti futuri autori. La trama è solo un pretesto per rinchiudere un gruppo di vittime in una casetta isolata nei boschi e massacrarle con metodi sempre più creativi. Debutto del personaggio di Ash che, però, non è ancora il gradasso avventuriero che vedremo nel sequel, La Casa 2 (1987) e, soprattutto, ne L’Armata delle Tenebre (1992). Stephen King in persona, dopo una proiezione, volle congratularsi con il regista per poi restare di sasso scoprendo che si trattava di un ragazzino. Il recente remake del 2013, targato Fede Alvarez, seppur inferiore ha il pregio di mantenere alto il livello di efferatezza e sangue.
Demoni (1985)
Due ragazze saltano una lezione per accettare l’invito a una prima cinematografica al Metropol. Una volta entrate, scopriranno l’emergere di una violenta epidemia che trasformerà tutti gli spettatori in furibondi demoni. Inizia così un contagio letale che non si fermerà davanti a niente e a nessuno. Demoni rappresenta uno dei tanti prodotti di successo nati dalla collaborazione tra il maestro Dario Argento e i suoi numerosi allievi. Qui la regia è di Lamberto Bava che firma anche la sceneggiatura. Gli strepitosi effetti prostetici sono opera del grandissimo Sergio Stivaletti, per anni Re indiscusso del make-up cinematografico nostrano.
Demoni non esita a rappresentare la violenza nella sua accezione più fisica ma, contemporaneamente, gioca con le metafore più sentite dell’epoca. Come in Zombi di George Romero sceglie un’ambientazione iconica (un cinema) per inserirvi i suoi protagonisti e non passa inosservata la sensazione che l’epidemia possa essere una metafora poco esplicita dell’AIDS. Quello che non è metaforico è l’uso dello splatter in ogni sua possibile variante, a livelli così folli da spingere le sale dell’epoca a vietarne la visione ai minori di 18 anni.
Re-Animator (1985)
Altro giro, altro regista genialoide che debutta all’insegna dell’ultra-violenza! Stuart Gordon, ex-regista teatrale, approda su grande schermo con questo horror realizzato in combutta con un altro autore di genere, Brian Yuzna. Partendo dall’omonimo racconto di Lovercraft, Gordon opera un restyling totale che mescola horror gotico agli estremismi visivi degli anni ’80. Il dottor Herbert West (un grandissimo Jeffrey Combs) cerca di proseguire gli esperimenti del suo mentore, rivitalizzando un cadavere per mezzo di un siero. Quando la fidanzata del suo assistente cerca d interrompere queste azioni mostruose, la situazione inizierà a degenerare oltre ogni limite.
Non esiste limite che Gordon non intenda superare pur di scioccare lo spettatore e Re-Animator è, probabilmente, il suo film più riuscito. Nella tradizione del cinema gore di quel decennio si lancia in sequenze di smembramento ai massimi livelli che verranno censurate nell’edizione per il cinema. A seguito del successo di culto, però, scene tagliate verranno reinserite in una versione “Integral” per l’Home Video. Il film avrà ben due sequel diretti da Yuzna che spingeranno il pedale sulle sfumature ironiche della storia e dei personaggi. Jeffrey Combs si tramuterà in un attore di culto del genere e verrà mirabilmente usato da Peter Jackson in Sospesi nel Tempo (1996).
Film splatter
Splatters: Gli Schizzacervelli (1992)
Prima di immergersi nel mondo di Tolkien con Il Signore degli Anelli, il neozelandese Peter Jackson era noto solo ai fan del Cinema di serie B. Il suo esordio, Bad Taste (1987) aveva rivelato il suo talento ma è la sua terza pellicola, Splatters: Gli Schizzacervelli (1992) a consacrarlo come nuovo Principe del Genere. Il film, ambientato negli anni ’50, racconta l’incubo in cui precipita il timido Lionel, interpretato da Timothy Balme, succube di una madre-padrona. Quando la donna viene morsa da una scimmia-ratto proveniente da Skull Island (omaggio premonitore del suo futuro King Kong) muore e si risveglia come zombie sanguinaria che estende il contagio nella cittadina. Lionel ha un solo modo per cavarsela: nascondere tutti i morti viventi in casa sua, blandendoli con ettolitri di sonnifero! Ovviamente il gioco non potrà durare a lungo e le conseguenze saranno catastrofiche.
Peter Jackson realizza qui quello che, per anni, è stato definito “Il film più sanguinario di tutti i tempi”. Per chi non lo avesse visto possiamo anticiparvi che una delle ultime sequenze vede Lionel impugnare una tosaerba e usarla per farsi strada fra una folla di zombie… può bastarvi? Il film mitiga la violenza estrema di alcune scene con dosi massicce di ironia e grottesco ma l’effetto finale può comunque risultare indigesto a qualcuno. All’epoca la critica non fu benevola ma qualcuno fece notare l’attenzione che Jackson riserva alla ricostruzione storica e alla messa in scena. Già allora, Peter non era affatto uno sprovveduto e lo avrebbe dimostrato alcuni anni dopo.
Tromeo and Juliet (1996) – Film Splatter
Se diciamo “Troma” a voi cosa viene in mente? I nostri lettori più affezionati al genere penseranno subito al Vendicatore Tossico e rispettivi sequel ma anche, e soprattutto, al trash più efferato e puro. Casa di produzione fondata da Lloyd Kaufman, la Troma si è rivelata una fucina di talenti fuori dagli schemi che, in alcuni casi, sono riusciti ad approdare al Cinema di serie A. Questo Tromeo and Juliet ne è un limpido esempio. A scrivere la sceneggiatura di questa rilettura splatter della commedia di Shakespeare, infatti, è James Gunn, futuro regista dei Guardiani della Galassia.
Lo scopo di Kaufman e Gunn è solo quello di stupire e disgustare in egual misura. Per questo motivo, il film mescola vere battute della commedia a volgari idiozie senza soluzione di continuità. Gli scontri verbali fra Montecchi e Capuleti passano dagli insulti elisabettiani alle amputazioni di parti del corpo in un battito di ciglia! Il film è talmente folle che un’attrice, Jane Jensen, ebbe una crisi isterica durante le riprese di una sequenza che la vedeva alle prese con dei vermi. A fare da voce narrante della tragedia in chiave moderna è Lemmy dei Motorhead, grande estimatore degli eccessi della Troma. Il buon James Gunn, che fece debuttare anche il fratello Sean in questo film, è stato una colonna della Troma negli anni ’90. Nel corso degli anni e prima dello scandalo che lo ha travolto lo scorso anno ha sempre ammesso il suo debito verso questo metodo “libero” di lavoro.
Film splatter
Ichi the Killer (2001)
Non potevamo realizzare una top come questa senza includere Takashi Miike. Questo regista che definire prolifico è eufemistico (ha alle spalle almeno un centinaio di film) ha sempre adottato la violenza in chiave estrema. Non fa eccezione questo Ichi the Killer, zeppo di massacri e sequenze capaci di mettere alla prova ogni tipologia di spettatore. Ispirato al manga Koroshiya I di Hideo Yamamoto, il film racconta lo scontro frontale tra il biondo Kakihara, yakuza alla ricerca del suo boss scomparso, e Ichi, ragazzo disturbato che lo spinge verso la furia assoluta. Un intreccio basilare che Miike, al solito, rivolta come un calzino.
A partire dal montaggio survoltato e agitato, il regista adotta un umorismo sopra le righe che non contribuisce affatto a smorzare il tono estremo della vicenda, anzi. Per Takashi affrontare personaggi spregevoli in chiave grottesca enfatizza la loro pericolosità e li rende molto più inquietanti. Il cinema di genere, nelle sue mani, diventa occasione di sperimentare i limiti della sopportabilità degli spettatori. La sua vastissima produzione, non a caso, spazia dai western ai gangster movie senza apparente soluzione di continuità. L’obiettivo cardine, per lui, resta esplorare senza nessun limite di tono. Se pensiamo che la realizzazione di una violenta scena di questo film ha richiesto dodici ore di trucco e altrettante di riprese diventa chiaro quanto l’impatto visivo abbia per Miike un’importanza fondamentale.
Cabin Fever (2002)
Chiudiamo questa carrellata sui 10 film splatter da vedere assolutamente citando una nuova leva del genere. Quel ragazzone di Eli Roth, membro attivissimo del clan di Quentin Tarantino (ha interpretato l’orso ebreo in Bastardi Senza Gloria) si è fatto notare, in realtà, con il feroce Hostel (2005). Prima di quel film, però, aveva dato prova della sua vena gore con questo Cabin Fever, del quale è anche sceneggiatore. La trama è semplice e derivativa: il solito gruppo di ragazzi trascorre una vacanza nei boschi e resta vittima di una mostruosa epidemia. Pustole, piaghe e trasformazioni stomachevoli attendono i vari protagonisti in un disgustoso incubo lungo novanta minuti.
Ovvio come Roth sia cresciuto amando alcuni dei titoli che noi stessi abbiamo citato in questo articolo. Il suo arrivo sulla scena cinematografica dei primi anni 2000 rappresenta quasi la quadratura di un cerchio iniziato proprio con Herschell Gordon Lewis. Dopo la mania dei serial killer negli anni ’90, il cinema horror torna alle sue radici più radicali e ingestibili. Basteranno un paio d’anni e il primo Saw (2004) di James Wan confermerà questo trend. Nel corso della sua carriera, questo regista ha cercato di far coincidere la propria personalità con il citazionismo più spinto e non sempre è riuscito nel suo intento. Negli ultimi anni si è concesso strappi dal consueto come il remake del Giustiziere della Notte con Bruce Willis ma, agli occhi dei suoi primi fan, lui resta l’allegro massacratore di innocenti della sua filmografia dell’epoca.
Martyrs (2009)
Martyrs è un film horror del 2008, scritto e diretto da Pascal Laugier. Insieme ad altri importati titoli, il film ha contribuito a rivalutare l’horror francese. Presentato al 61esimo Festival di Cannes, Martyrs racconta la vicenda di una donna, Lucie, scomparsa da un anno, la quale viene ritrovata, mentre cammina, lungo una strada. È uno stato catatonico, confuso, non ricorda nulla di quanto è accaduto in passato. Le varie indagini portano la polizia ha scoprire il luogo dove è stata rinchiusa: un vecchio mattatoio abbandonato. La donna non porta nessun segno di violenza o abuso sessuale. Quindi anni dopo, Lucie si trova in una casa in mezzo alla foresta. Imbraccia un fucile, da cui si odono degli spari. La donna uccide un uomo.
Con Martyrs ci troviamo dinanzi ad un’opera che riscrive la storia del genere splatter. Il film, a differenza di molti, si struttura mediante una narrazione che non è accessibile a tutti. Non è un gioco, sullo schermo non abbiamo una catarsi, ma solo le aberrazioni legate alla natura umana. Il film inizia come un classico horror: lo spettatore è aggredito tramite flashback, mostrando fin da subito l’atmosfera di sporcizia e disagio che accompagnerà lo spettatore. Il risultato della pellicola è duro, senza fronzoli, registicamente efficace, diretto nella più totale violenza.
The Green Inferno (2013)
Tra i vari film splatter da vedere, una menziona particolare va data a The Green Inferno, diretto da Eli Roth. I protagonisti sono un gruppo di studenti attivisti che viaggia da New York fino all’Amazzonia. L’obiettivo è quello di salvare una tribù morente. A causa di un incidente, il gruppo viene imprigionato dagli stessi indigeni che volevano proteggere. The Green Inferno è il perfetto omaggio che il regista dona ai cannibal movie italiani, genere che possiede titoli davvero importanti.
Indubbiamente, The Green Inferno è un film molto disgustoso e scioccante, rispetto alla maggior parte delle pellicole in circolazione. Tuttavia, la straordinarietà di The Green Inferno è quello di essere un film puro. Non vi sono stupri, razzismo e massacri vari. Non abbiamo scene di torture porn o esagerazioni a riguardo. Il film di Eli Roth è casto, privo di nudità, mentre si smembra e si divora tranquillamente. All’interno dell’opera non ci sono buoni o cattivi, ma un mucchio di personaggi sgradevoli, in un mondo che va incontro all’autodistruzione.
Film splatter – Saga di Hostel
Hostel (2005)
Una menziona particolare va riservata ad una delle celebri saghe splatter: parliamo della trilogia di Hostel, una serie di film che ha suscitato scandalo, nonché divisione all’interno del pubblico. Da un lato sentimenti di apprezzamento, dall’altro lato di delusione. Il primo film vede come protagonisti Paxton e Josh, due amici, compagni di college, giunti nell’Est Europa. Arrivati in un insolito ostello di una città slovacca sperduta, i due amici si abbandonano alle lusinghe di due ragazze: Natalya e Svetlana. Ben presto, questi incontro, si rivelerà per i due giovani studenti un vero e proprio incubo.
Prodotto da Quentin Tarantino, Hostel è uno dei migliori film di Eli Roth. Trionfo di sangue e iperviolenza, il film riflette una terribile realtà contemporanea. Il tutto tradotto in occhi strappati, arti staccati, teste mozzate, strumenti di tortura. Ed è questo il destino a cui vanno incontro i personaggi del film. Per alcuni, forse molti, non è facile vedere un film come Hostel. Le immagini posso essere disturbanti, le scene molto forti, ma al di là di questo c’è una profondità che vale l’intero film. Solo se si tange la visione teorica, si può osservare il terrore del vivere contemporaneo, declinato in una serie di tematiche: mercificazione sessuale, vouyerismo della violenza…
Hostel: part II (2007) – Film splatter
Seguito del primo, Hostel II è sempre diretto da Eli Roth. Molti hanno visto in questo film un vero e proprio omaggio a Quentin Tarantino. Esagerazione o meno, Hostel II è forse uno dei più apprezzati dell’intera saga. La trama si avvicina al primo capitolo. Se in quest’ultimo in malcapitati erano tre studenti, nel secondo film abbiamo tre studentesse americane. Recatesi a Roma per motivi accademici (le tre studiano storia dell’arte), decidono di concedersi una vacanza a Praga. Sul treno incontrano una conoscente che le convince ad andare con lei in una beauty farm sperduta in Slovacchia. Le ragazze accettano, igrare di tutto quello che accadrà.
L’incubo del primo, viene ripreso in Hostel II. Bisogna riconoscere che il film riesce a centrare pienamente le intenzioni del regista. La pellicola ripropone a grandi linee le tematiche viste nei capitoli precedenti, questa volta colpendo delle figure femminili. L’idea “capitalista” del regista, cioè chi possiede denaro possiede la vita, si evince in modo chiaro e distinto. Tuttavia, muta il modo con cui viene girato il film: il ritmo, infatti, risulta gestito in maniera fluida e armonica, senza stacchi vigorosi. Ma, elemento di maggior importante, è la componente psicologica che viene sviluppata in maniera efficace. In Hostel II non mancano scene di violenza estrema, e vi sono troppe scene di tortura.
Hostel: part III (2011) – Film splatter
Hostel part III chiude la celeberrima saga. Questa volta la firma non è più di Eli Roth, ma di Scott Spiegel. L’incubo ritorna, ma questa volta l’ambientazione si sposta a Las Vegas. Quattro amici si dirigono nella città che non dorme mai per festeggiare l’addio al celibato di un loro amico. Ovviamente, il fine vero del quartetto è quello di divertirsi a qualunque costo. Sicché, in cerca di divertimento extra, i quattro si fanno convincere da due escort a dirigersi in periferia, in quartiere isolato. Giunti, conosceranno ben presto il loro incubo.
Con Hostel III le torture diventano hi-tech e gli spettatori indossano smoking, fumando costosi sigari su poltrone di pelle. L’ambiente cambia: non ci sono più celle luride e pareti incrostate, carrelli strapieni di carrelli umani e boia mascherati. Nel terzo capitolo, tutto diventa asettico, coreografato e ben poco coinvolgente, per quanto nel finale si cerchi di dare uno sprint all’intero film. Si è cercato con Hostel III di riscrivere la saga. Ma l’esito non è stato eccellente.