I migliori film d’animazione in stop motion secondo FilmPost
Entrate insieme a noi nel colorato e sorprendente mondo della tecnica passo uno
Quali sono i migliori film stop motion? Scopriamolo insieme in questa selezione. I film in stop motion vengono anche detti film d’animazione a passo uno; con questo termine ci si ricollega alla particolare tecnica di realizzazione con la quale vengono raccolte le immagini. Gli animatori e i registi sfruttano una particolare cinepresa che impressiona un fotogramma alla volta, in fase di montaggio poi questi singoli frame vengono montati uno insieme all’altro. L’impressione finale è quella di essere di fronte ad una sequenza di immagini continue. Come si può facilmente intuire affinché la scena rappresentata sia la più fluida possibile è necessario collezionare un gran numero “ciak”. Questo fa si che prima di ottenere il prodotto finito passino anni ed anni.
La versatilità che contraddistingue questa tecnica gli ha permesso di sopravvivere all’avanzare della tecnologia e trarne beneficio. Numerose sono infatti le pellicole che hanno sfruttato questo processo creativo per la realizzazione di alcune scene. L’esempio più famoso sicuramente è il King Kong del 1933, mentre più di recente lo stop motion è stato utilizzato per la realizzazione della scena della corsa in miniera di Indiana Jones e il tempio maledetto, per l’attacco degli AT-AT in L’Impero colpisce ancora, e per il movimento dell’endoscheletro del T-800 in Terminator. In questo articolo ci concentreremo su quei film realizzati completamente in stop motion, cercando di sfatare il mito secondo il quale un film d’animazione sia destinato esclusivamente ad un pubblico più giovane.
Indice in base alla casa produttrice e al regista
- Tim Burton (regia o produzione)
- Wes Anderson
- Aardman Animations
- Laika Entertainment
- Altre produzioni
Tim Burton (regia o produzione) – Film stop motion
Nightmare before Christmas (1993)
Nightmare Before Christmas è stato ideato e prodotto da Tim Burton ed è stato diretto da Henry Selick. Una pellicola che dopo aver ottenuto un buon successo all’uscito in sala ha acquisito col passare degli anni la dimensione del vero e proprio cult. Il protagonista della storia è Jack Skeletron, il re delle zucche, colui che gestisce i preparativi per la festa più spaventosa di tutte: Halloween. La storia è ambientata nel Pese di Halloween, un luogo immaginario dove tutto è incentrato sulla festa del 31 ottobre. Dopo l’ennesima serata passata tra bagordi e festeggiamenti Jack inizia a camminare sconsolato nella foresta. Il ripetersi incessante della routine infatti sta minando l’entusiasmo che prova nei riguardi di tutto ciò che è spaventoso. Insieme al suo fido cane Zero si ritroverà in un luogo mai visitato prima, ognuno degli alberi che lo circonda ha inciso sulla corteccia una porta diversa.
Incuriosito decide di aprire quella con sopra raffigurato un albero di Natale. Di colpo viene trasportato nella Città del Natale, dove ogni giorno è il 25 dicembre. La sorpresa è tanta e Jack rimane così abbagliato da tutta quella felicità che tornato a casa decide di replicare ogni dettaglio che è riuscito a carpire. Nulla lo potrà fermare, nemmeno i legittimi dubbi del suo popolo. Quello che Jack capirà è che non si può fuggire dalle proprie insoddisfazioni e che ciò che potrebbe renderci felici spesso è più vicino di quanto si potesse credere. Un film il cui successo è dovuto anche (e soprattutto) ad una colonna sonora eccezionale, con un Jack Skeletron doppiato magistralmente da Renato Zero. Una favola horror che invita a riflettere su un quesito non così banale “I mostri hanno dei sentimenti?”
La sposa cadavere (2005)
La sposa cadavere è liberamente ispirato alla versione ebreo-russa del XIX secolo di una più antica storia folkloristica ebrea, trasposta in una immaginaria epoca riconducibile all’era vittoriana. Dal punto di vista tecnico è stato uno dei prodotti che più hanno rinnovato il settore dei film stop motion. La sposa cadavere può infatti vantare di essere la prima produzione d’animazione ad essere stata girata tramite ripresa con camere fisse e in digitale. Fu anche il primo film animato in stop-motion ad usare la nuova tecnica “gear and paddle”, permettendo così di cambiare con più fluidità l’espressione facciale dei personaggi. In un piccolo villaggio europeo del XIX secolo l’insicuro Victor è costretto dalla propria famiglia a convolare a nozze con la nobile Victoria. I due mai avevano avuto la possibilità di conoscersi ma contrariamente ad ogni aspettativa al loro primo incontro si piacciono al punto da innamorarsi immediatamente.
Ciò che accade alle prove del matrimonio però fa rimandare tutta la cerimonia, Victor è così nervoso e maldestro da causare ogni sorta di danno, convincendo tutti che la soluzione migliore sia posticipare il matrimonio. In preda all’ansia ma desideroso di far funzionare le cose il protagonista decide di recarsi da solo nella vicina foresta e provare nuovamente il giuramento. Lo farà infilando l’anello in un ramo che si rivela essere lo scheletro di una mano. Emerge così il cadavere di Emily, una giovane sposa morta la sera del suo matrimonio e che ora chiede a Victor di rispettare la sua involontaria promessa. Un film “alla Burton” con atmosfere dark che riescono a mettere a proprio agio lo spettatore. Molti sono gli omaggi cinefili destinati sia ad un pubblico adulto e preparato che ad un giovane spettatore.
Frankenweenie (2012)
Frankenweenie è stato diretto da Tim Burton ed è l’adattamento in stop motion di un cortometraggio omonimo realizzato dallo stesso regista nel 1984; l’opera è dichiaratamente ispirata al celebre Frankenstein di Mary Shelley. Il film si presenta come il più autobiografico tra quelli diretti da Burton e per questo probabilmente il più sentito. Il racconto ruota attorno alle vicende che coinvolgono il piccolo Victor Frankenstein e il suo cane Sparky. I due vivono nella monotona New Holland allegoria della Burbank (California) dove il regista è nato e cresciuto. Il legame tra il protagonista e il suo fedele amico a quattro zampe è così forte che alla sua scomparsa Victor decide di riportarlo in vita. Ad ispirarlo alcuni esperimenti svolti dall’insegnante di scienze, così sfruttando la scossa di un fulmine riesce in modo insperato nel suo intento.
Quello che si presenta come un estremo atto di amore si trasforma in breve in un qualcosa di ingestibile. Nella città tutti provano in un modo o nell’altro a imitare Victor, le conseguenze di azioni tanto scellerate saranno imprevedibili. Un delicato racconto in bianco e nero che unitamente ad una narrazione minimalista colpisce al cuore lo spettatore. Un racconto dove realtà e finzione si mescolano in modo così viscerale da far sorgere dei dubbi: a chi parla il regista? A se stesso probabilmente e a tutti quelli che apprezzano il suo cinema. Amare ciò che si fa è l’unico modo per far si che quel qualcosa riesca a pieno.
Wes Anderson – Film stop motion
Fantastic Mr. Fox (2009)
Fantastic Mr. Fox è stato co-sceneggiato e diretto da Wes Anderson. Il film è tratto dal romanzo Furbo, il signor Volpe, scritto da Roald Dahl. Il protagonista della storia è un ex ladro di colombacci e volatili vari, ora giornalista infelice. Per dare una svolta alla sua monotona vita decide di trasferirsi insieme alla moglie Felicity e al loro scontroso figlio in una tana più grande ma posizionata in una zona molto pericolosa. L’albero dove decidono di traslocare si trova infatti al centro di tre grandi e celebri allevamenti della zona. Il richiamo della sua vera natura non si fa attendere, Mr.Fox decide così di irrompere in gran segreto nelle tre fattorie e catturare più pollame possibile. L’esito del piano non è però dei più felici, i tre fattori lo scoprono e armati di fucili iniziano a dargli la caccia.
Come spesso accade ciò che nasce da un moto egoistico non porta a nulla di buono. Mr. Fox braccato dagli allevatori è costretto a scappare, così come gli altri animali della zona a cui sono state distrutte le tane. Da quel momento inizia una gara di astuzia e intelligenza che porterà il protagonista e gli uomini a fronteggiarsi senza esclusioni di colpi. Il film conta un cast stellare di doppiatori: da George Clooney e Meryl Streep a Bill Murray. Un film che rispetta tutte quelle che sono le convinzioni registiche di Anderson, partendo dalla simmetria esasperata ai colori saturi e vivaci. Una critica all’uomo egoista ed egocentrico che crede che tutto ciò che lo circonda gli appartenga di diritto. La figura del protagonista è una delle più riuscite tra i film d’animazione degli ultimi anni. Evolve e matura trovando finalmente il suo posto al mondo, anche se in tarda età.
L’isola dei cani (2018)
L’isola dei cani è stato scritto, diretto e co-prodotto da Wes Anderson il quale ha vinto per questo film l’Orso d’argento per il miglior regista al festival di Berlino. La storia è ambientata nell’anno 2037, un futuro distopico dove il diffondersi dell’influenza canina ha convinto il governo giapponese a relegare tutti i cani su di un isola. Quello che prima era il migliore amico dell’uomo diventa in breve il suo peggior nemico, da combattere con qualsiasi tipo di arma. In un mondo desolato e desolante l’unica briciola di speranza viene come al solito da un giovane ragazzo. Atari Kobayashi, pupillo del sindaco, ha infatti perduto il suo cane e non ha esitato nemmeno per un secondo a gettarsi anima e corpo alla sua ricerca.
Le sue indagini lo portano sull’isola dei cani, lì farà la conoscenza con alcuni di loro instaurando uno strano legame di amicizia. Saranno proprio questi cani esiliati ad aiutare il ragazzo nella sua ricerca portandolo alla scoperta degli orrori che hanno dovuto subire. Un film che attraverso gli occhi e la voce degli animali critica pesantemente un certo tipo di società moderna e alcune sue assurdità. Wes Anderson può ad un osservatore poco attento risultare un regista lezioso e superficiale. Così però non è, quel che fa è raccontare il nostro mondo e le sue aberrazioni con un tono ironico e colorato fuori dal comune.
Aardman Animations – Film stop motion
Galline in fuga (2000)
“Non c’è niente di più risoluto di una gallina con un piano.” Questa è la divertentissima tagline che presenta il film diretto da Peter Lord e Nick Park. Il regista era salito agli onori della cronaca negli anni precedenti grazie ai premi Oscar ricevuti per i cortometraggi di Wallace & Gromit. Il film stop motion racconta la storia di un gruppo di galline costrette a fare uova dalla mattina alla sera in un allevamento della campagna inglese. Cercando di difendere la propria dignità e la propria vita i pennuti capeggiati da Gaia sono sempre in fermento per cercare di evadere dalla loro prigionia. Ogni loro tentativo è però vanificato dagli attentissimi Tweedy, proprietari della fattoria dove sono costrette a vivere. Un giorno piove dal cielo, nel vero senso del termine, Rocky Bulboa un giovane e aitante gallo.
Tutte nel pollaio si innamorano di lui e della sua unica capacità di volare. In particolare sarà proprio Gaia a mostrare più interesse. I due più tardi scopriranno che la perfida signora Tweedy ha in mente di trasformare tutto il pollame in gustoso pasticcio. Dopo un’ardua lotta il piano della donna viene sventato e Gaia grazie ai consigli del vecchio Cedrone capisce finalmente come fuggire da quel luogo nefasto. La storia è originale e ben scritta, capace di attrarre sia un pubblico adulto che di giovanissimi. La stesura della sceneggiatura è stata infatti accuratamente revisionata dalla DreamWorks, società finanziatrice del progetto. Ben 80 tra collaboratori e tecnici hanno lavorato per oltre 2 anni alla realizzazione del film, per un costo di circa un milione di dollari ogni 2 minuti di girato. Il gioco è sicuramente valso la candela, gli incassi hanno superato i 200 milioni di dollari.
Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro (2005)
I personaggi principali della storia sono Wallace e il suo amico a quattro zampe Gromit, già protagonisti di alcuni cortometraggi. Il film valse al loro ideatore Nick Park il premio Oscar 2006 come “miglior film d’animazione”. Lo strambo inventore Wallace e il suo cane Gromit dopo varie avventure sembrano aver trovato la loro strada: liberare gli orti della città dalla presenza di animali molesti come i conigli. Il loro servizio è reso ancor più necessario dall’imminente Concorso di Verdura Gigante, una competizione molto importante per i loro concittadini. Sfruttando la mente geniale di Wallace e i suoi strani marchingegni i due riescono a salvare tutte le verdure da premio che i loro clienti coltivano con tanta cura ed amore, senza però maltrattare nessun animale. Una volta catturati i conigli infatti vengono tenuti al sicuro nei sotterranei della casa dei due protagonisti.
L’attività va così bene da causare in breve un sovraffollamento delle gabbie, così Wallace decide di risolvere la situazione a suo modo. Usando una bizzarra invenzione cerca di manipolare la mente dei conigli per rimuovere la loro passione per gli ortaggi e salvare di conseguenza i raccolti della città. Qualcosa però va storto e viene liberato il terribile Coniglio Mannaro, i nostri eroi faranno di tutto per catturarlo e riportare la pace nella loro comunità. La pellicola cattura lo spettatore sin da subito grazie ad uno stile originale e una realizzazione impeccabile. Un concentrato di umorismo all’inglese e gag irresistibili conquisteranno la simpatia di tutti gli spettatori. Per i cinefili più accaniti sarà un piacere ricercare e trovare le varie citazioni disseminate lungo il corso della storia.
Laika Entertainment – Film stop motion
Coraline e la porta magica (2009)
Coraline e la porta magica è diretto da Henry Selick e prodotto da Laika Entertainment. Il film è basato sul racconto Coraline, scritto da Neil Gaiman ed illustrato da Dave McKean. La pellicola ha ricevuto una nomination agli Oscar 2010 nella categoria miglior film d’animazione. Coraline Jones è una bambina che insieme alla famiglia si è appena trasferita in una grande casa isolata, sperduta tra le colline. Come in ogni buon film d’animazione che si rispetti la protagonista viene trascurata dai genitori, troppo occupati nel loro lavoro. Coraline decide così di esplorare i dintorni della sua nuova abitazione facendo tante nuove strane conoscenze. Su tutti a colpirla di più sarà il signor Bobinski uno stravagante artista con un accento dell’est e lo sfuggente Wybie, suo coetaneo. Quest’ultimo avverte Coraline che la sua casa ha una cattiva fama e la invita a fare attenzione.
Coraline però non resiste e decide di esplorare l’appartamento scoprendo una porticina murata e ricoperta di carta da parati che la incuriosisce molto. La notte seguente dei topolini attirano la bambina verso la porta, la quale si rivela essere un passaggio verso un’altra casa, simile alla sua ma più bella e colorata. Qui la bambina scopre due persone identiche ai suoi genitori, l’unica differenza è che al posto degli occhi hanno dei bottoni. I due cercano di irretirla con i loro atteggiamenti gentili come una moderna reinterpretazione del canto delle sirene di Ulisse. Coraline dovrà fare di tutto per evitare di cedere e compromettere per sempre la sua anima. Una favola dai toni cupi che migliora e perfeziona le ambientazioni di Nightmare Before Christmas. L’obiettivo della storia è far capire a tutti che piuttosto che fuggire dai problemi si deve lottare per risolverli.
Paranorman (2012)
“Non si diventa eroi essendo normali“, questa è l’eloquente tagline del film. Paranorman è stato prodotto da Laika Entertainment e ha ricevuto una nomination per il miglior film d’animazione agli Oscar 2013. Norman Babcock è un ragazzino all’apparenza come tutti gli altri, amante degli zombie e dei film horror. Norman però possiede un dono che lo rende unico: riesce infatti a comunicare con i fantasmi. Questa sua particolarità attira le attenzioni sbagliate, i bulli della scuola infatti lo prendono di mira mentre la sua famiglia crede che abbia dei problemi mentali. L’unico che sembra credergli è suo zio che gli affida il compito di proteggere la città da una minaccia imminente. Il luogo dove vive è stato infatti maledetto da una strega che presto scatenerà su tutti i cittadini un’orda di morti viventi.
Aiutato da sua sorella e da improbabili amici Norman cercherà in ogni modo di salvare i suoi cari, anche se questi si sono sempre mostrati a lui ostili. Chi è il vero mostro? Gli esseri umani con i loro pregiudizi oppure i non morti, costretti dalla strega a rimanere nel limbo tra i due mondi? Un film che con la giusta dose di leggerezza e profonda riflessione cerca di analizzare tematiche molto importanti. Vengono messi sotto la lente di ingrandimento i rapporti con la propria famiglia e i defunti. Attraverso una serie di gag tanto sottili quanto mature la pellicola ci accompagna in un viaggio di profonda riflessione, con un finale assolutamente commovente.
The Boxtrolls (2014)
Boxtrolls – Le scatole magiche è un film diretto da Graham Annable e Anthony Stacchi e prodotto dalla Laika Entertainment. Si basa sul romanzo illustrato Arrivano i mostri! e ha ottenuto la nomination agli Oscar 2015 come miglior film d’animazione. La storia si svolge nell’elegante città immaginaria di PonteCacio. Leggenda narra che alcune strane creature chiamate Boxtrolls vivano nel sottosuolo e indossino scatole come vestiti. Questi strani gnomi sono caratterizzati da un aspetto mostruoso e rapirebbero bambini per poi mangiarli. La paura nella popolazione è tanta, così un losco figuro di nome Archibald Arraffa decide di volgere la situazione a suo favore. Stringe un patto con il sindaco della città promettendo di sterminare tutte le creature in cambio di un posto nel consiglio cittadino.
La realtà dei fatti è però molto diversa dalle credenze popolari. I Boxtrolls sono creature pacifiche che emergono solo di notte dal sottosuolo.Lo fanno per recuperare oggetti dalla spazzatura e poterli poi usare nelle loro bizzarre invenzioni. Tra di loro c’è Pesce, un Boxtroll che anni prima ha trovato e adottato un neonato ancora in fasce. Uovo, questo il suo nome, attraverso una serie di vicissitudini scoprirà le sue origini e si batterà per far accettare alla comunità di PonteCacio la presenza dei Boxtrolls. Una brillante favola moderna sull’accettazione della diversità e sull’integrazione. Un prodotto tremendamente attuale con più livelli di lettura e per questo adatto a tutti. Uno stile vivace e una narrazione perfetta messi al servizio di un prodotto visivamente meraviglioso danno vita ad un film imperdibile.
Kubo e la spada magica (2016)
Kubo e la spada magica è diretto da Travis Knight e prodotto dallo studio di animazione Laika. Knight alla sua prima opera da regista offre agli spettatori una colorata favola ambientata nell’antico e magico Giappone. Il protagonista della storia è Kubo, un giovane suonatore di shimisen che vive insieme alla madre malata a causa della perdita del padre, portatogli via dal nonno. Kubo riesce grazie al suo fedele strumento ad animare gli origami, intrattenendo così gli abitanti del vicino villaggio e guadagnandosi da vivere. Un’esistenza che sembra tutto sommato pacifica per quanto baciata dalla sfortuna. Così però non è, il ragazzo e la madre sono infatti perseguitati dallo Spirito Lunare, una misteriosa entità che incessantemente da la caccia ad entrambi.
Una sera contravvenendo alle raccomandazioni della madre Kubo decide di rimanere fuori fino a tardi, finendo per scontrarsi proprio con lo Spirito Lunare. Da quel momento in poi si susseguiranno una serie di avventure dal forte impatto emotivo e visivo; il ragazzo sarà accompagnato da Scimmia (protettrice incaricata dalla madre) e da Scarabeo (uno scarabeo umanoide, che si presenta come allievo del padre di Kubo). Una pellicola consigliata sicuramente per l’ottimo lavoro del comparto tecnico. I personaggi e le ambientazioni sono realizzati così bene da non sembrare nemmeno animati in stop motion. Lo svolgersi della trama e i continui colpi di scena faranno rimanere incollato allo schermo anche lo spettatore più scettico. Il film riesce a dare una lettura diversa al tema della famiglia e al rapporto con i defunti, senza per questo risultare mai banale.
Mister Link (2020)
La Laika ha deciso di tornare in sala con un nuovo film in un anno particolarmente difficile per tutti e lo fa in grande stile con Mister Link. I temi trattati sono come al solito molti: l’identità di genere, l’emancipazione femminile e il machismo sono solo alcuni degli argomenti che vengono approfonditi nel procedere della storia. Il pregio maggiore del film, così come per tutte le altre opere targate Laika, è il saper approcciare tematiche spinose senza falsi buonismi e ipocrisie. Il tutto viene inserito in un mondo colorato e divertente si ottiene che rende Mister Link adatto a varie fasce di pubblico grazie ai suoi numerosi livelli di lettura.
Il protagonista della storia è Mr. Link, una strana creatura appartenente ad una specie umanoide che vive in solitudine nel Pacifico nord-occidentale. Stanco della solitudine in cui versa decide di convocare Sir Lionel Frost, un esploratore tanto coraggioso quanto bistrattato dalla comunità scientifica, e non. Superato l’iniziale stupore i due decideranno di raggiungere insieme la leggendaria valle di Shangri-La, un luogo che stando alle leggende dovrebbe ospitare una colonia di creature simili a Mr. Link. Al gruppo si unirà più avanti l’intraprendente avventuriera Adelina Fortnight che li accompagnerà nel corso del loro viaggio. Una storia ricca di colpi di scena e di momenti di profonda riflessione non potrà che lasciare soddisfatti gli spettatori.
Altre produzioni – Film stop motion
Mary and max (2009)
Mary and Max è un film in stop motion australiano scritto e diretto da Adam Elliot. La pellicola è ispirata alla ventennale corrispondenza del regista con il proprio amico di penna. La protagonista della storia è Mary Dinkle una bambina poco socievole che vive nella periferia di Melbourne, Australia. La bambina vive insieme ai suoi genitori: Noel un padre disattento e Vera un’alcolizzata che desta più di una preoccupazione nella piccola. L’unico punto di riferimento per la protagonista era suo nonno,che però è venuto a mancare. In sua assenza nessuno ha più potuto rispondere alle numerose domande che la piccola si pone sul mondo che la circonda. Questa stessa curiosità permetterà a Mary di stringere un’insolita amicizia che le cambierà la vita.
Un giorno la bambina decide di spedire ad un indirizzo scelto casualmente una lettera ponendo uno dei suoi soliti quesiti. A ricevere la missiva è Max Horowitz (doppiato da un magistrale Philip Seymour Hoffman), un uomo di New York di 44 anni affetto dalla Sindrome di Asperger. Quest’ultima è una patologia che ha da sempre reso Max diverso dagli altri costringendolo in uno strano isolamento involontario. Il forte legame che si instaurerà tra i due li accompagnerà per il resto dei loro giorni, influenzando reciprocamente le loro vite. Un film che tratta in modo originale e per nulla scontato il tema della solitudine, sia essa derivante da una condizione sociale o da una condizione clinica. Elliot ci mostra come due persone fisicamente lontane e apparentemente diverse possano stringere un rapporto complesso e profondo.
The Lego movie (2014)
The Lego Movie è stato scritto e diretto da Phil Lord e Christopher Miller, il film è stato realizzato attraverso l’utilizzo di tre tecniche: CGI, stop motion e live action. Il protagonista della storia è Emmet Brickowski un operaio come tanti che condivide con i suoi concittadini una routine tanto regolare quanto surreale. Un giorno si imbatte per caso in Wyldstyle, una ragazza misteriosa in cerca di un qualcosa al di fuori del comune: il Pezzo Forte. Incuriosito Emmet la segue cadendo in una buca e trovando ciò che la ragazza inseguiva da tempo. Il ritrovamento causerà al protagonista delle strane visioni e uno svenimento improvviso. Al suo risveglio si ritroverà col Pezzo Forte incollato sulla schiena e sotto la custodia di Poliduro, lo scagnozzo di Lord Business, signore della città. Quest’ultimo ha come unico desiderio quello di distruggere il mondo Lego e la sua intrinseca creatività.
Debellare la spensieratezza e la fantasia che da sempre questo innocuo passatempo ha infuso in grandi e piccini sembra essere il suo unico scopo. Così ha inizio il viaggio di Emmet in compagnia del saggio Vitruvius, di Wyldstyle, di Batman e di Unikitty. Ciò che li unisce è il desiderio di liberare il loro mondo dallo strapotere di Lord Business e restituire la libertà a tutti. Un prodotto che riesce a reinterpretare in modo originale un “gioco” col quale tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo avuto a che fare. Un percorso di crescita che punta a far capire allo spettatore che a volte rimanere bambini non è una cosa così negativa. Personaggi caratterizzati in modo irresistibile e una colonna sonora tutta da cantare fanno di questo film una piccola perla.
Anomalisa (2015)
Tra i migliori film stop motion impossibile non citare Anomalisa, diretto e sceneggiato da Charlie Kaufman e nominato agli Oscar 2016 nella categoria “miglior film d’animazione”. Il protagonista della storia è Michael Stone un famoso oratore e coach motivazionale. Recatosi a Cincinnati per una conferenza decide di contattare una vecchia fiamma per riallacciare i rapporti e passare una serata in compagnia. La cena naufraga malamente ma rientrando nella sua stanza Michael viene colto all’improvviso da una voce femminile, diversa da tutte le altre. La particolarità del film sta proprio nel fatto che ad eccezione di Michael e Lisa ognuno degli altri personaggi possiede la stessa voce. Eccitato ed emozionato il protagonista si mette alla sua ricerca bussando porta per porta. Si tratta di Lisa Hesselman (Jannifer Jason Leigh), donna insicura e gentile che da subito ricambia le attenzioni di lui.
I due finiscono per passare la notte insieme, ma il mattino dopo Michael nota con delusione che la donna sta lentamente divenendo anch’essa uguale a tutti gli altri. Stordito dal rapido volgere degli eventi Michael non riesce a tenere una buona conferenza; questo ed altri eventi surreali lo porteranno ad andarsene mestamente dopo aver abbandonato Lisa, ritornando alla sua vita di tutti i giorni. Kaufman riesce, come solo lui sa fare, a mettere a nudo l’essere umano e le sue contraddizioni. L’immedesimazione nel protagonista è immediata grazie all’abilità dello sceneggiatore di alternare scene surreali a scene di quotidiana realtà. Un viaggio di lavoro che si trasforma in un viaggio alla ricerca del proprio Io, un film che sicuramente genererà nello spettatore un turbinio di riflessioni.
La mia vita da zucchina (2016)
La mia vita da Zucchina è un film diretto da Claude Barras, regista di origine svizzera al suo primo lungometraggio. La pellicola è basata sul romanzo Autobiografia di una zucchina di Gilles Paris. Ben nove animatori si sono dedicati alla realizzazione delle diverse scene, lavorando su 15 set diversi e riuscendo a produrre 30 secondi di girato al giorno. Questi dati servono solo per far capire quanto sia grande il lavoro dietro ad un’opera di questo genere. Icare è un bambino di 9 anni che vive solo con sua madre dopo l’abbandono da parte del padre. La donna è solita chiamare il figlio con il vezzeggiativo “zucchina”, un modo come un altro che ha di mostrare il proprio affetto. La mamma di Zucchina è però un’alcolizzata e ciò che riuscirà a conservare Icare dopo la sua morte sarà solo una lattina di birra vuota.
Il piccolo viene così mandato a vivere in una casa-famiglia, una realtà per lui nuova ed aliena. Icare dovrà capire come affrontare il proprio dolore e non farsi sommergere da quello degli altri bambini che come lui hanno un passato difficile. A illuminare la vita del protagonista in un momento tanto duro ci penseranno la dolce Camille e gli altri ospiti della struttura. Un film delicato che in punta di piedi affronta argomenti spesso tabù, uscendone da assoluto vincitore. La sceneggiatura riesce a dipingere personaggi tanto dolci quanto intensi inserendoli in una storia dal forte impatto. I colori pastello e i grandi occhioni dei protagonisti vi accompagneranno in un viaggio emotivo come raramente capita di farne. Il successo del film è stato tale da garantirgli le nomination a importanti premi come gli Oscar 2017 e i Golden Globe 2017.