Jake Gyllenhaal: le 10 migliori interpretazioni
Tra gli attori più apprezzati degli ultimi tempi, Jake Gyllenhaal è sicuramente uno dei migliori interpreti del panorama cinematografico moderno.
Artista eclettico, Jake Gyllenhaal è quello che si potrebbe definire un figlio d’arte; sorella attrice, padre regista, così come la madre – che è anche sceneggiatrice, l’attore si è distinto negli ultimi anni per le sue grandi doti sul grande schermo. Queste gli hanno permesso di aggiungere al suo palmarès un gran numero di riconoscimenti da parte della critica internazionale, oltre a un grande consenso da parte del pubblico.
Le 10 migliori interpretazioni di Jake Gyllenhaal
Dopo aver raggiunto la fama nel 2001, grazie alla sua brillante interpretazione nel film cult di Richard Kelly, Donnie Darko, Jake Gyllenhaal ha continuato a prendere parte a grandi successi cinematografici. Tra questi, impossibile non citare I segreti di Brokeback Mountain, al fianco dell’amico e collega Heat Ledger; il film, uscito nelle sale statunitensi nel 2005, gli valse una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. Tanti altri i titoli, poi, che si sono susseguiti negli anni; ecco quindi che noi di filmpost.it abbiamo provato a selezionare quelle che possono essere considerate le migliori interpretazioni di Jake Gyllenhaal, un attore in costante ascesa.
**La seguente selezione di titoli segue un ordine cronologico, non rappresenta una classifica.**
Donnie Darko, regia di Richard Kelly (2001)
È il 2001 quando Jake Gyllenhaal raggiunge la fama a livello internazionale. E ciò accade grazie ad un film che, ad oggi, rimane uno dei cult del nuovo secolo. Si tratta di Donnie Darko, primo lungometraggio di Richard Kelly. Jake ha poco più di vent’anni quando si cimenta in questo progetto, spiccando sullo schermo per la sua brillante interpretazione.
Nel ruolo di Donnie Darko, un giovane liceale affetto da problemi di schizofrenia, l’attore classe 1980 riesce a dar vita a un personaggio destinato a passare alla storia. Imponendosi nel panorama contemporaneo, la pellicola si sviluppa tra paradossi spazio-temporali e interpretazioni della storia poliedriche; tuttavia, tra gli elementi di punta, emerge il lavoro del giovane Gyllenhaal. L’attore ci restituisce un protagonista dalle mille sfaccettature, diviso tra realtà e immaginazione, tra apparente follia e un senso illogico della realtà.
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I segreti di Brokeback Mountain, regia di Ang Lee (2006)
Se con Donnie Darko aveva raggiunto la notorietà, con I segreti di Brokeback Mountain Jake Gyllenhaal raggiunge per la prima – e per ora unica – volta gli Academy Award, pur non ottenendo il premio come miglior attore non protagonista. Tuttavia, la pellicola riesce a portare a casa il premio per la miglior regia, per la migliore sceneggiatura non originale e per la migliore colonna sonora. Oltre questi meritatissimi riconoscimenti, il film di Ang Lee ottiene, tra gli altri, premi ai Golden Globe, BAFTA e Critics’ Choice Movie Award.
La storia, che prende atto nel montuoso Wyoming, porta sullo schermo la travagliata eppure travolgente storia d’amore tra due cowboy omosessuali. Ennis Del Mar (Heath Ledger) e Jack Twist (Jake Gyllenhaal) si incontrano per nell’estate del 1963, incaricati di pascolare un gregge presso Brokeback Mountain; è in questa occasione che per la prima volta una forte attrazione reciproca li travolge. Con il passare del tempo, la passione tra i due non scema, ma gli incontri diventano sempre più sporadici; ognuno di loro si crea una famiglia, e quello che poteva essere un amore idilliaco diventa un’esperienza dolorosa sia per Ennis sia per Jack.
Oltre alla tematica, che ha fatto sì che il film diventasse oggetto di culto per la comunità LGTB – grazie alla mancanza di stereotipi sull’omosessualità -, il film è stato elogiato per la straordinaria interpretazione dei due attori protagonisti. Sia Heat Ledger sia Jake Gyllenhaal si sono distinti per le loro performance, che ha permesso loro di essere consacrati come personaggi iconici.
Zodiac, regia di David Fincher (2007)
Il geniale David Fincher è alla regia di Zodiac, una pellicola tra dramma e thriller che ci restituisce un film costruito ad hoc, con una cura dettagliata della storia. Qui, accompagnato dai colleghi Mark Ruffalo e Robert Downey Jr., Jake Gyllenhaal interpreta il vignettista Robert Graysmith, chiave di volta nelle indagini che si concentrano sulla ricerca e conseguente arresto del serial killer statunitense denominato appunto Zodiac.
La pellicola, che si ambienta in California nel 1969 – quando gli avvenimenti legati al killer dello Zodiaco sono effettivamente avvenuti – è stata elogiata per aver restituito un quadro omogeneo dei personaggi che la compongono. Pur essendo un thriller, difatti, David Fincher ha evitato la classica costruzione basata sulla caccia all’uomo; qui, difatti, a spiccare sono i personaggi che come satelliti ruotano attorno ad esso. E Jake Gyllenhaal, anche in questo caso, spicca tra tutti in maniera magistrale; la sua interpretazione, intensa e realistica, è sicuramente uno dei punti chiave del successo del film.
Source Code, regia di Duncan Jones (2011)
Loop temporali e universi alternativi in questo thriller fantascientifico firmato Duncan Jones. Jake Gyllenhaal dà il volto a Colter Stevens, capitano dell’aeronautica che senza sapere il perché si risveglia su un treno diretto a Chicago; tuttavia, il capitano Stevens non appare come se stesso, bensì con le sembianze di Sean Fentress, un insegnante. Senza riuscire a capire cosa stia succedendo, Stevens si ritrova al centro di un’immensa esplosione al bordo del treno; è in questo momento che si risveglia, questa volta all’interno di una capsula.
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Qui viene informato su cosa stia succedendo; in seguito all’incidente, che ha causato la morte di Sean Fentress, Stevens è stato scelto per prendere parte al progetto Source Code. Si tratta di un dispositivo sperimentale che permette a chi lo utilizza di rivivere gli ultimi otto minuti di un’altra persona. Così facendo, si crea una doppia linea temporale, un universo alternativo nel quale l’utilizzatore si sdoppia, vivendo contemporaneamente due esistenze. L’obiettivo del capitano Stevens, veniamo informati, è quello di individuare il colpevole dell’esplosione; questo per impedire sia l’esplosione del treno, sia possibili esplosioni future, di portata maggiore.
Con una trama sicuramente interessante, che intreccia questo doppio piano parallelo con un’alternanza che tiene lo spettatore attivo, Source Code permette a Jake Gyllenhaal di costruire una sorta di one man show. Se pur affiancato da vari personaggi, l’attore canalizza tutta l’attenzione su di sè, restituendoci un’interpretazione intensa. Ogni volta che Colter Stevens si risveglia, Jake Gyllenhaal svela qualcosa di più del suo personaggio, aggiungendo elementi nuovi rispetto alla precedente apparizione. In questo modo, passo dopo passo, riusciamo ad ottenere una panoramica a tutto tondo che esalta le capacità recitative dell’attore.
Prisoners, regia di Denis Villeneuve (2013)
Denis Villeneuve scrittura Jake Gyllenhaal per uno dei ruoli che segna definitivamente la sua carriera; si tratta del detective Loki, uno dei protagonisti di Prisoners. Gyllenhaal riesce, in questo caso, a rendere in maniera perfetta, quasi ossessiva, il ritratto di un uomo che tutto è tranne che semplice. Con una maschera che potrebbe far inquadrare il detective Loki come un uomo ordinario, un membro delle forze dell’ordine ligio al dovere, l’attore riesce a mostrare in maniera cadenzata il vero volto dell’uomo. Un volto che nasconde un carattere ossessivo e un passato che lo ha reso come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere senza preavviso.
La storia, che vede un Jake Gyllenhaal in uno dei suoi momenti migliori al fianco di un non altrettanto brillante Hugh Jackman, ruota attorno al rapimento di due bambine. Avvenuto in una picocla cittadina, ciò dà il la a una serie di eventi che condurranno Loki ad adottare metodi ai confini dell’illegalità per risolvere il caso.