Jake Gyllenhaal: le 10 migliori interpretazioni
Enemy, regia di Denis Villeneuve (2013)
La coppia Villeneuve-Gyllenhaal sembra trovare nel 2013 l’anno della sua consacrazione. Dopo Prisoners, il regista e l’attore tornano a lavorare insieme per uno dei migliori film di Denis Villeneuve: Enemy. Il film, tratto dal romanzo L’uomo duplicato di José Saramago, riesce a muoversi tra più piani grazie all’espediente narrativo del sosia. E il sosia, in un doppio ruolo, è interpretato in maniera brillante proprio da Jake Gyllenhaal. L’attore in questo film riesce a interpretare due personaggi diversi in maniera così minuziosa da rendere difficile che si tratti di un’unica performance. Nel doppio ruolo di un professore universitario introverso e un attore casanova, Jake Gyllenhaal riesce a collegare i due personaggi, così differenti eppure identici nell’aspetto, con una asimmetria sorprendente. Non c’è nulla che accomuni l’attore e il professore, nulla se non l’aspetto fisico; e ciò ci viene dimostrato a più riprese, con una doppia interpretazione forte e a tratti sorprendente.
Il film di Villeneuve, che con Enemy si conferma uno dei registi più geniali della nuova era, è senza alcun dubbio una pellicola che si presta a varie interpretazioni. E se il doppio ruolo interpretato da Jake Gyllenhaal disorienta lo spettatore, una costante è il suolo femminile e la sua forza oppressiva che sembra pervadere tutto Enemy. L’ossessione, che emerge durante la visione, non concerne solo il mistero della doppia identità, ma si espande fino ad inglobare tutta la struttura narrativa.
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Lo sciacallo – Nightcrawler (Nightcrawler), regia di Dan Gilroy (2014)
Nessuna ricerca di empatia per quanto riguarda l’interpretazione che Jake Gyllenhaal ci restituisce per Lo sciacallo. Diretto da Dan Gilroy, al suo debutto come regista, il film ha permesso a Gyllenhaal di ricevere una nomination come miglior attore in un film drammatico ai Golden Globe. Il film, che ha ricevuto una nomination per la migliore sceneggiatura originale agli Oscar 2015, ha come protagonista Lou Bloom, un uomo disonesto e tutt’altro che piacevole. Lou si guadagna da vivere vendendo materiale metallico acquisito illegalmente; questo fino a quando non si rende conto che riprender episodi di cronaca nera per rivenderli ai network è un’attività molto più redditizia.
Tuttavia, questa sua nuova vocazione gli fugge di mano, mostrando allo spettatore, con una costruzione minuziosa, il suo vero carattere. Un atteggiamento senza etica e morale, il suo, che si spinge fino al limite per ottenere quel minimo di guadagno. Con una storia che ricorda il racconto breve di Guillaume Apollinaire, Un bel film, vediamo come Lou inizia a intromettersi gradualmente nella costruzione dei suoi reportage, ricorrendo a sotterfugi per avere tra le mani il filmato che lo farà arricchire.
Southpaw – L’ultima sfida, regia di Antoine Fuqua (2015)
Il regista Antoine Fuqua dirige e produce questo dramma sportivo nel quale Jake Gyllenhaal dà anime e sangue. Nel ruolo di Billy Hope, imbattuto campione del mondo dei pesi mediomassimi, l’attore si cimenta in una interpretazione che gli è valsa il plauso della critica e del pubblico. Dopo un allenamento fisico straordinario, che gli ha permesso di incrementare la propria massa muscolare in maniera esponenziale in pochi mesi, Jake entra nel ruolo di un pugile caduto in disgrazia alla perfezione. Devastato dalla morte della moglie, ormai in un ciclo senza fine di rabbia, depressione e alcolismo, Billy si ritrova allo sbando. Questo fino a quando, grazie all’intervento di un allenatore che non ha mai smesso di vedere in lui l’esempio del riscatto, Billy ha di nuovo l’opportunità di farsi valere sul ring; in questo modo, sembra per lui possibile non vivere sopraffatto dal rimorso e dal senso di colpa.
Il film, che per quanto concerne la trama non diverge dalle tipiche storie di riscatto sportivo, merita un encomio per la performance di Gyllenhaal. L’attore, difatti, è riuscito in questo caso a dare vita a un personaggio doloroso; il tutto senza scendere nella banalità. La sua interpretazione tiene in piedi l’intero film, catturando lo spettatore.